Trappola pensioni, da maggio riducono l’assegno per sempre: i nati in questi anni devono tornare a lavorare | O muri di fame

Novità molto importanti riguardano le pensioni: da maggio l’assegno verrà ridotto considerevolmente, motivo per cui molti potrebbero essere costretti a tornare al lavoro.
Negli ultimi mesi abbiamo avuto ampiamente modo di parlare dei cambiamenti a livello pensionistico per molti cittadini, anche per quanto riguarda la presentazione della richiesta di accesso al fondo per cessare la propria carriera lavorativa.
Infatti, a fare discutere sono stati molti cambiamenti, tra cui il calcolo contributivo, che diventerà misto, mettendo i cittadini nelle condizioni di vedere aumentare l’ammontare del proprio assegno.
Recentemente, però, si è parlato anche di un aumento delle pensioni, una bassa percentuale che però permetterebbe agli italiani di vivere meglio durante il mese.
Sulla base di ciò, la notizia relativa ai tagli delle pensioni arriva come un vero e proprio fulmine a ciel sereno, lasciando i cittadini a chiedersi cosa stia succedendo in queste settimane e perché gli italiani devono temere per il loro futuro.
Pensioni dimezzate da maggio: cittadini nei guai, costretti a tornare al lavoro
Ebbene sì, come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, nel corso degli anni sono stati introdotti numerosi cambiamenti riguardo le pensioni per gli italiani, ed ecco perché la notizia di un assegno dimezzato ha sorpreso tutti.
Infatti, in situazioni come queste, moltissimi cittadini stanno valutando se tornare a lavorare o se procedere con una revisione della propria documentazione per capire se hanno diritto a un indennizzo, in particolare. Un esempio pratico di questo è rappresentato dall’indennizzo per cessazione di attività commerciale.

Novità per cessazione attività: ecco di cosa si tratta
Secondo quanto reso noto dal sito brocardi.it, è possibile richiedere un indennizzo per cessazione di attività commerciale, introdotto in via sperimentale nel 1996 e divenuto legge nel 2019, grazie alla sua inclusione nella legge di bilancio di quell’anno. L’indennizzo in questione è destinato a chi ha dovuto chiudere la propria attività, e consiste in un assegno mensile di circa 603,40 €, ma solo per chi ha gestito attività commerciali al minuto, somministrazione di alimenti e bevande, o attività commerciali su aree pubbliche.
Per accedere a tale indennizzo, però, è necessario soddisfare determinati requisiti. In particolare, è richiesto un minimo di cinque anni di iscrizione alla gestione commercianti INPS, la chiusura definitiva dell’attività con cancellazione dal registro delle imprese e la restituzione della licenza al Comune. Altro requisito fondamentale riguarda l’età: minimo 57 anni per le donne, che hanno diritto a 10 anni di indennizzo, e almeno 62 anni per gli uomini, che possono ricevere un massimo di cinque anni di indennizzo.
L’importo in questione corrisponde al trattamento minimo dell’INPS, ma da questo calderone sono esclusi coloro che avevano imprese di vendita all’ingrosso, commercio non tradizionale come e-commerce, vendite porta a porta, corrispondenza tramite canali televisivi, e simili.