Comunicazione lavoro, se manchi 3 giorni di fila ti licenziano in automatico: non ti avvisano nemmeno | Ecco l’errore che ti rovina

Riuscire a mantenere il proprio posto di lavoro a volte diventa una vera e propria sfida, ma in questo caso specifico se manchi anche tre giorni di fila possono licenziarti.
In diverse cose abbiamo avuto modo di spiegare come la giurisprudenza italiana e intervenuta considerevolmente in campo lavorativo, determinato alcuni casi specifici in tutela del lavoratori così come del datore stesso
Un esempio pratico per capire cosa stiamo dicendo, poiché è determinato dalla condotta ad avere sul posto del lavoro, la quale può incidere considerevolmente sul nostro ruolo in azienda e soprattutto determinare il proprio ruolo in azienda.
Sulla base di tale motivazione, anche l’assenza sul posto di lavoro, poter tentare pretesto di licenziamento, soprattutto se non si prestano attenzione a determinati aspetti e alle motivazioni che hanno spinto all’assenza del dipendente.
Insomma, il lavoratore può trovarsi davvero spalle a muro senza più certezze e senza più il proprio impiego fonte di reddito indispensabile.
Ormai è ufficiale: se manchi anche tre giorni dal lavoro, ti licenziano su due piedi
Ebbene sì, come abbiamo avuto modo di spiegare che l’occasione della pubblicazione di articoli precedenti, la giurisprudenza italiana è intervenuta in diverse occasioni sul mondo dei lavori in tutela di entrambi i fronti tra lavoratori e dipendenti.un esempio esempio pratico per capire quanto stiamo dicendo, è rappresentato dalle assenze dal proprio impiego.
Si tratta di importanti novità che sono stati introdotte con la circolare numero sei del 2025 riguardanti il lavoro stagionale, somministrazione ma anche smart working e periodo di prove insieme a dimissioni implicite dopo 15 giorni di assenza. Il tutto tenendo conto degli effetti sul licenziamento.

Non ti presenti al lavoro e ti licenziano immediatamente
Recentemente si è discusso sull’assenza ingiustificata dal lavoro, il tempo consentito è quello di 15 giorni di assenza consecutiva dalle proprie mansioni, così come stabilito dalla legge 203 del 2024 ribadito anche dall’articolo 26 del decreto legislativo 151 del 2015 dove si fa riferimento alle dimissioni esplicite. Infatti, qui viene stabilito che per un periodo superiore a quello previsto dal contratto collettivo o in assenza di tale previsione superati i 15 giorni si può procedere con il licenziamento.
Così come sottolineato, anche dal sito Brocardi.it, il datore di lavoro deve procedere con segnalazione all’ispettorato nazionale del lavoro per le verifiche dovute del caso, in questo modo si farà fronte alla volontà del lavoro senza la necessità di applicare quelli che si chiamano appunto procedure standard per le dimissioni volontarie. Bisogna tenere conto del fatto che i giorni di riferimento, poi, devono essere conservati salvo contrari indica indicazioni contenute appunto nel contratto collettivo nazionale.
In questo calderone, poi, rientrano anche le dimissioni per giusta causa, in relazione a quanto sancito anche dalla circolare numero 163 del 2023 presentata dall’Inps, la quale ha stabilito che licenziamento per giusta causa se è accompagnato dalla documentazione adeguata relativa al caso specifico, permetterà comunque al lavoratore di percepire l’indennità di disoccupazione, a prescindere dalla procedura attivata dal suo stesso datore.