Licenziamenti, dopo i 40 anni ti lasciano a casa per assumere un più giovane | Ecco cos’ha stabilito la legge

Licenziare un dipendente non è mai facile per i datori di lavoro, ma questa categoria, dopo i quarant’anni, rischia ancora di più rispetto ad altri.
Quando parliamo di diritto del lavoro, facciamo riferimento a una serie di normative messe a disposizione dalla giurisprudenza italiana, che regolano la condotta sia del dipendente che del datore di lavoro. Entrambi, infatti, dispongono di strumenti per difendersi e per preservare la propria posizione.
In diverse occasioni, i lavoratori hanno manifestato preoccupazioni riguardo alla perdita del posto di lavoro per motivi che vanno al di là delle loro competenze. In particolare, ci riferiamo all’età.
Diverse indagini sociali hanno evidenziato come siano i dipendenti over 40 a temere di più per la sicurezza del proprio impiego.
Il tema esposto recentemente pone basi reali e concrete per la salvaguardia del posto di lavoro, ma anche per una tutela adeguata per quanto riguarda il datore di lavoro.
Licenziamenti: dopo i quarant’anni si rischia davvero di più?
La risposta a questa domanda dipende da numerosi fattori. Infatti, molti dipendenti temono di essere licenziati per far posto a una persona più giovane o più competente. Da questo punto di vista, però, la giurisprudenza interviene principalmente a tutela del dipendente. Esistono, infatti, delle disposizioni che proteggono i lavoratori, pur concedendo ai datori di lavoro alcune possibilità aggiuntive.
Un esempio pratico per capire quanto stiamo dicendo è rappresentato dagli scienziati economici. Questo è giustificato da un motivo importante per l’azienda che, purtroppo, si trova costretta a licenziare un dipendente. In tal caso, però, l’azienda non può assumere una persona con le stesse mansioni del dipendente licenziato per almeno un anno, a meno che il licenziamento non sia avvenuto per motivi legati all’incapacità del dipendente di svolgere il proprio lavoro, per esempio, per il non riuscire a sostenere mansioni aggiuntive. In questo caso, l’assunzione di un nuovo dipendente può avvenire tramite “repechage” (ovvero il tentativo di ricollocare il lavoratore in altre mansioni). In caso contrario, il dipendente licenziato ha il diritto di impugnare il licenziamento, qualora ritenga che non vi sia stata una giusta causa.

Quando il datore di lavoro può sostituirci?
Tuttavia, ci sono dei casi in cui il datore di lavoro può effettivamente licenziare un dipendente per assumerne un altro, come sottolineato anche dal portale Money.it. Questo accade in caso di licenziamento disciplinare, ovvero quando il dipendente viene licenziato per gravi violazioni disciplinari che hanno arrecato danno economico all’azienda. Solitamente, questo tipo di licenziamento segue una serie di richiami che culminano nel licenziamento definitivo.
In questo caso, infatti, siamo di fronte a un licenziamento per giusta causa, che consente all’azienda di giustificare, con ragioni oggettive e comprovate, l’assunzione di un nuovo dipendente per coprire le mansioni del lavoratore licenziato, restando fedeli a quanto stabilito dalla legge.