Netflix rilancia il Gattopardo | Ora tutti vogliono sapere di più sul libro di Tomasi di Lampedusa e sul film di Visconti

Alain Delon e Claudia Cardinale
Il Gattopardo di Visconti – Wikipedia – InchiostroVerde.it

Il Gattopardo è tornato prepotentemente di moda. Un ottimo modo per riscoprire la storia italiana e il “gattopardismo”.

Il Gattopardo al centro della storia di Tomasi di Lampedusa è Don Fabrizio, il Principe di Salina, che ha preso il suo soprannome dal felino sullo stemma di famiglia.

Interpretato da un sornione e arguto Kim Rossi Stuart, il principe deve adattarsi per sopravvivere dopo che l’esercito garibaldino strappa il controllo della Sicilia ai Borbone come parte della missione per unificare l’Italia.

Fabrizio è contrario alla rivoluzione; teme per la sicurezza della sua famiglia e l’erosione della sua ricchezza e influenza.

Eppure suo nipote Tancredi non è così miope. Si unisce alle camicie rosse, non solo perché è un temerario: ha compreso il vento del cambiamento. “Se vogliamo che tutto resti com’è”, dice allo zio sconcertato, “allora tutto deve cambiare”.

Il film di Luchino Visconti era un capolavoro di decadenza

Nel film di Visconti a interpretare il Principe di Salina è Burt Lancaster; i personaggi di Angelica e Tancredi, sono Claudia Cardinale e Alain Delon. L’immagine della Cardinale che balla è scolpita nelle menti di chiunque e la descrizione del romanzo di Tancredi è praticamente Delon.

“Tancredi è un giovane sul cui viso magro spicca un’espressione beffarda che tanto attrae. Gli occhi di un azzurro torbido, spuntano a fatica, ma pur sempre ridenti, dalle fessure delle palpebre”.

Deva Cassel e Saul Nanni
Gattopardo Netflix – Wikipedia – InchiostroVerde.it

Il senso di perdita

L’opera è una riflessione sulla mortalità. Fabrizio comprende che sta invecchiando e perdendo rilevanza, mentre il suo stile di vita appartiene al passato. Il cambio di regime non significa annientamento per la nobiltà, ma richiede loro di imparare un diverso tipo di vita. Il crollo dello status e del potere è uno degli archetipi più avvincenti della narrativa e il Gattopardo suscita la sua ipnotica combinazione di disgrazia e simpatia.

Il film di Visconti era intriso di un’allure diversa: una cupezza gotica, una smania per il cattolicesimo e un sentimento febbrile nei personaggi. La sorprendente messa in scena è arte, sia nel centro di Palermo trasformato in campo di battaglia, sia sulla pista da ballo nella monumentale scena di 45 minuti. Nonostante la sua bellezza estetica, questo nuovo Gattopardo sembra prosaico al confronto; una bella serie non un’opera d’arte. Il vantaggio è che questa versione è più guardabile. La storia è intatta, riesce a trasmettere i messaggi : “quando si tratta di cambiamento, cosa definisce l’evoluzione o l’estinzione? Quando si tratta di potere, dove il pragmatismo si trasforma in resa?”. Tutto per un pubblico moderno.