Invalidità al 74%, sei in grave rischio licenziamento: la manovra appena firmata che non ti fa mai più lavorare

Una notizia importante sta sconvolgendo gli italiani: se hai una invalidità del 74%, rischi il licenziamento dal tuo posto di lavoro.
Come abbiamo avuto modo di spiegare in articoli precedenti, lo Stato italiano ha sempre cercato di tutelare i cittadini che necessitano di assistenza, riconoscendo loro un’invalidità in base al grado di gravità.
Un esempio pratico per capire di cosa stiamo parlando è rappresentato dall’introduzione della legge 104, che è principalmente rivolta a coloro ai quali è stata riconosciuta una disabilità o che necessitano del supporto di un familiare.
Questa legge, infatti, ha lo scopo di offrire un aiuto sia nel breve che nel lungo termine, per conciliare al meglio gli impegni lavorativi con le esigenze professionali.
Il tutto non finisce qui, poiché sono state introdotte importanti novità anche in ambito lavorativo, e ora c’è da temere per chi ha un’invalidità superiore al 74%.
Invalidità al 74%: sei davvero a rischio di perdere il lavoro?
L’attenzione dei media e delle riforme giuridiche si concentra ora sulle pensioni anticipate del 2025, previste per chi ha una patologia grave con invalidità superiore al 74%, mettendo a rischio la propria posizione lavorativa e non essendo più in grado di svolgerla come prima.
Particolare attenzione si sta concentrando sulle persone affette da diabete, per le quali può essere riconosciuta un’invalidità con percentuali variabili, a seconda della gravità della patologia. Queste persone possono ottenere un’indennità civile o, in alcuni casi, un trattamento pensionistico. Questo significa che chi ha il diabete e ha un’invalidità del 74% può avviare la pratica per la pensione anticipata, anticipando così i tempi stabiliti dalla legge.

Chi può accedere alla pensione anticipata?
Per avere accesso alla pensione anticipata, la disabilità deve essere riconosciuta ufficialmente, tenendo conto del grado di gravità. Questo riconoscimento avviene tramite una valutazione da parte di una commissione medica, che avrà accesso alle cartelle cliniche del richiedente e farà dei controlli diretti.
Per poter richiedere la pensione anticipata, inoltre, è necessario aver compiuto almeno 61 anni per gli uomini e 56 per le donne, con un periodo di attesa di circa 12 mesi. Inoltre, è necessario avere almeno 20 anni di contributi versati, ma si può accedere anche con 15 anni di contributi in caso di deleghe specifiche (come quelli versati prima del 1992), oppure 25 anni di anzianità contributiva, di cui almeno 15 anni di lavoro dipendente e 10 non contributivi, come specificato dal sito www.brocardi.it.
Per i pazienti affetti da diabete, l’accesso alla pensione anticipata dipende dalla gravità della patologia e dalle complicanze. Ad esempio, il diabete di tipo 2, se trattato con insulina e con complicanze, può dare diritto alla pensione anticipata. Anche il diabete di tipo 1 e 2, non complicato, può influire sulla percentuale di invalidità. Ogni situazione va valutata singolarmente e la percentuale di invalidità dipenderà dalle specifiche condizioni del paziente, come nel caso del diabete insipido renale, che può comportare una invalidità che varia dallo 0 al 46%, e così via.
Per ulteriori informazioni, ti consigliamo di rivolgerti al tuo medico curante o agli sportelli INPS, nel caso in cui desideri avviare le pratiche necessarie.