Il decalogo politico secondo Donald Trump | Stop aiuti all’Ucraina e dazi doganali

Il presidente Usa decreta uno stop, fermando anche oltre un miliardo in armi già in transito per Kiev e impone dazi doganali.
Trump, al termine di un incontro alla Casa Bianca con i suoi più stretti collaboratori, ha dichiarato l’immediata sospensione di ogni fornitura militare, presente e futura, a Kiev.
La decisione su questo stop riguarda quindi non solo nuovi ordini e risorse, ma anche armi e munizioni per oltre un miliardo di dollari che erano già previste, pagate e in fase di trasferimento alle forze ucraine.
“Il Presidente ha chiarito che è focalizzato sulla pace. Abbiamo bisogno che i nostri partner siano impegnati a loro volta su questo obiettivo. Fermiamo e riesaminiamo i nostri aiuti per garantire che contribuiscano ad una soluzione”.
Il presidente ha continuato ad accusare Zelensky e non Putin di non avallare la diplomazia ed è parso progressivamente favorevole a Mosca rompendo non solo con Kiev ma con l’UE.
Politica estera criticatissima
La ministra degli esteri finlandese ha ribadito che la politica trumpiana di placare la Russia, mettendo sotto pressione l’Ucraina non funzionerà. Basta ricordare che una politica simile nel 38 permise alla Germania nazista di espandersi con gli accordi di Monaco.
Il margine di sicurezza senza gli aiuti americani è di sei mesi e l’Europa deve assolutamente riaprire i canali diplomatici e cercare di fermare l’uragano Tycoon che sta distruggendo lo scacchiere politico.

Entrata in vigore dei dazi
Confermata anche l’entrata in vigore di dazi del 25% su Canada e Messico e il raddoppio delle tariffe sui prodotti cinesi. Su Truth, il presidente ha avvisato i “grandi agricoltori americani” di prepararsi a un aumento dalla domanda dei loro prodotti. Non è neanche chiaro come saranno i dazi reciproci che intende imporre a tutti i partner commerciali, Ue compresa.
L’idea che i dazi generino entrate fiscali a carico degli esportatori stranieri è totalmente falsa. In parole semplici, sarebbe come se le accise sulla benzina, molto simili a un dazio, fossero pagate da chi ci vende il petrolio. In realtà, l’impatto effettivo della tariffa dipende da come domanda e offerta nel mercato reagiscono all’aumento dei prezzi. Beni essenziali e non facilmente sostituibili, come i farmaci importati negli USA, o i prodotti alimentari importati da Messico e Canada, scaricano subito l’aumento tariffario solo sulle famiglie. Quindi la domanda si abbassa e con essa il mercato crolla. I dazi quindi sono strumenti inefficaci per favorire l’industria nazionale e riequilibrare la bilancia commerciale.