I colossi del low cost sotto indagine | Cosa sta accadendo di preciso? Dettagli assurdi

Brand low cost
I colossi del low cost sotto inchiesta – Depositphotos – InchiostroVerde.it

Il Fast Fashion sotto inchiesta, sta creando un certo caso mediatico. Molti credono che si tratti di capri espiatori di un sistema sbagliato.

Cosa si nasconde dietro al mercato dei vestiti a bassissimo costo che vengono acquistati su siti come quello di Shein e Temu? Il commercio digitale é sotto indagine da parte del parlamento britannico.

Questo perché si vuole capire se sono rispettati i diritti dei lavoratoti, se si osservano le norme sull’impatto ambientale o se si usano pratiche scorrette.

La Commissione Parlamentare Britannica, ha deciso di volgere la sua attenzione e chiamare a deporre i rappresentanti di Shein e Temu.

La rappresentante di Shein purtroppo non ha risposto a nessuna domanda della commissione affermando che attualmente non poteva rispondere e che avrebbe risposto per iscritto in un secondo tempo.

Indagine contro Shein e Temu

I brand si trovano sotto indagine da parte delle Commissione del Parlamento Britannico, perché il Regno Unito rileva che l’ultra fast fashion stia cercando di entrare a gamba tesa ancora di più nel mercato europeo. Shein desidera aprire centri di distribuzione nel Regno unito ad esempio, e per questo è necessario scoprire se le condizioni dei lavoratori siano quelle degli standard europei.

Temu, invece, ha iniziato a differenziare i servizi in Inghilterra e ,anche in questo senso, si è notato che tra gli inglesi il rapporto con questo brand è aumentato fortemente.

Inchiesta
Inchiesta parlamentare contro Shein e Temu – Depositphotos – InchiostroVerde.it

Come mai l’Inghilterra ha avvertito il bisogno di aprire un’inchiesta

La Commissione ha deciso di comprendere se l’ampiamento di queste aziende potrebbe avere un impatto sull’economia locale e per chiarire i loro rapporti con la forza lavoro e gli standard dei materiali. Nel Regno unito vige il Modern Slavery act che vincola le aziende a dimostrare che le loro catene di fornitura sono libere dallo sfruttamento. Purtroppo le condizioni del  lavoro in Cina non hanno questo tipo di vincoli, perché legalmente le politiche dei lavoratori permettono anche turni da 17 ore.

Il problema riguarda il concetto di lavoro forzato. Nella regione dello Xinjiang, zona autonoma, anche se ufficialmente cinese che fornisce il 70% del cotone per i prodotti. In questa zona vive una minoranza musulmana giudicata rivoluzionaria, che è inserita in “campi di rieducazione” dal Governo cinese per lavorare. Ovviamente la commissione ha chiesto a Temu e Shein se si avvalorano di questo lavoro forzato. Temu ha garantito per il no, Shein tace. Quindi la commissione vuole approfondire.