Aumenta la voglia di casa meno energivora e iniziano a migliorare le prestazioni energetiche delle abitazioni anche in Puglia, sia pure di poco. Gli attestati di prestazione energetica (Ape) redatti per le case che si trovano nelle classi più basse o intermedie stanno progressivamente diminuendo, mentre stanno aumentando, seppur lentamente, quelli delle classi energetiche superiori.
È quanto emerge dal nuovo studio dell’analista Davide Stasi, presentato questa mattina durante un incontro di aggiornamento professionale per amministratori condominiali, promosso dall’Associazione italiana amministratori e condòmini (Assiac), in collaborazione con la sezione leccese dell’Associazione italiana dottori commercialisti (Aidc).
“Le misure di contenimento della pandemia e i vari lockdown – spiega Stasi – hanno riportato d’attualità il tema della qualità della vita domestica, evidenziando i molteplici vantaggi se si vive in un’abitazione efficiente e confortevole. Gli ultimi due anni rappresentano un periodo di importanti novità per la riqualificazione energetica degli edifici: è stato introdotto, ad esempio, l’incentivo del «Superbonus 110 per cento», ma non solo. La spinta verso la riqualificazione energetica degli edifici è stata una contromisura grazie alla quale il Governo è riuscito a contenere gli effetti della crisi economica sulle imprese edile, innescati dalla pandemia. Per diversi mesi, infatti, le principali attività inerenti al settore immobiliare erano ferme: compravendite, nuove costruzioni, ristrutturazioni, eccetera”.
La certificazione energetica è richiesta in caso di compravendita, donazione di un immobile, locazione, pubblicazione di annunci di vendita o di affitto per poter determinare l’indice di prestazione energetica; edifici di nuova costruzione; ristrutturazioni quando i lavori interessano oltre il 25 per cento della superficie dell’involucro (pareti e tetti) dell’intero edificio; per usufruire del Superbonus e valutare il salto delle due classi; per l’Ecobonus e gli altri bonus legati all’efficientamento energetico; gli edifici pubblici ed aperti al pubblico, nonché per tutti i contratti nuovi o rinnovati per la gestione degli impianti termici o di climatizzazione degli edifici pubblici.
“Il campione preso in esame – sottolinea Stasi – si riferisce agli Ape trasmessi dai tecnici abilitati alla Regione Puglia. Nel quinquennio (2016-2020) ne sono stati emessi 363.388. Le classi energetiche più performanti sono le A4, A3, A2, A1 alle quali si assegnano un valore molto alto, seguite poi dalle classi B, C, D, E, F e, per ultima, la classe G a cui viene attribuito il punteggio più basso”.
L’indagine evidenzia come la percentuale di immobili appartenenti alla classe energetica G nel 2021 risulti ancora prevalente. “Dal campione si evince che il 36,5 per cento si trova in «classe energetica G», la più bassa – rileva Stasi – Significa abitare in un appartamento che comporta inevitabilmente un notevole consumo di energia e bollette più onerose. Per fare un semplice paragone, uno stesso immobile di classe A che consuma 12 kilowattora (kWh) annui al metro quadro, in classe G comporterebbe un consumo annuo di ben 210 kilowattora (kWh) al metro quadro. Inoltre, la spesa non incide solo sul bilancio familiare ma anche sull’impatto ambientale. Ecco perché il governo ha introdotto negli ultimi anni delle agevolazioni per la riqualificazione energetica degli edifici. Seguono gli immobili in «classe energetica F». Rappresentano il 27,2 per cento del campione e hanno impianti obsoleti, che solitamente risalgono agli anni Settanta-Ottanta, poco isolamento e un insieme di altri fattori che fanno trascorrere estati calde ed inverni rigidi, anche a causa dell’umidità”.
Via via, decrescono le quote degli immobili: il 15,3 per cento si trova in «classe energetica E»; 8,3 per cento si trova in «classe energetica D»; 3,8 per cento si trova in «classe energetica C»; 2,1 per cento si trova in «classe energetica B»; 1,3 per cento si trova in «classe energetica A1»; 1,1 per cento si trova in «classe energetica A2»; 1,3 per cento si trova in «classe energetica A3» e il 3,2 per cento si trova in «classe energetica A4». Praticamente, meno del 6,9 si trova nelle classi A.
“Gli acquirenti sono sempre più orientati a comprare casa se dotate di impianti di climatizzazione ad alta efficienza, di un buon isolamento termico delle pareti e degli infissi, nonché di impianti di generazione a fonti rinnovabili Siamo, dunque – chiosa Stasi – ancora ben distanti dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2030. Per agevolare il processo di transizione energetica immobiliare e rispettare gli ambiziosi obiettivi comunitari, considerato che la gran parte del patrimonio immobiliare si colloca ancora nelle ultime tre classi energetiche, è necessario consolidare politiche governative attive orientate a rendere strutturali i bonus fiscali e agevolare l’accesso al Superbonus, eliminando i limiti attuali per la cessione del credito, ponendo fine, in tal modo, alla confusione generata dai continui interventi normativi”.
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