Rischio amianto in Puglia: registrati circa 6.000 decessi
L’Hotel Salina di Taranto ha ospitato oggi la conferenza stampa “Danno da Amianto” indetta da Osservatorio Nazionale Amianto e Unione Sindacale di Base, da anni impegnati nella tutela dell’ambiente e della salute, con l’obiettivo di fare il punto sulla situazione del rischio amianto in Puglia e di rimarcare la necessità della prevenzione primaria, secondaria e terziaria.
Ezio Bonanni, Presidente ONA, Francesco Rizzo, Segreteria Nazionale USB, Mario Soggia (Legale USB Taranto), hanno presentato i dati delle rilevazioni epidemiologiche della città di Taranto e tutta la Puglia: nuovo epicentro dell’emergenza amianto in Italia e diffonderà anche quelli relativi all’inquinamento e all’emergenza ambientale della città dei due mari che, alla problematica dell’amianto, aggiunge altri veleni: un’emergenza non solo sanitaria e giudiziaria ma anche ambientale e sociale.
Ezio Bonanni ha sottolineato che: “secondo il VI Rapporto ReNaM, per la Regione Puglia i mesoteliomi ufficialmente registrati sono stati 1.191, nel periodo tra il 1993 e il 2015, pari al 4,4% di quelli registrati nel Paese. Nel 67,2% dei casi il mesotelioma è stato causato da esposizione all’amianto di tipo professionale.
Rispetto alle rilevazioni del ReNaM, che riporta casi fino al 2015 (incompleto), l’ONA aggiorna il dato epidemiologico con le rilevazioni fino a tutto il 2021, per un numero di casi complessivo che si avvicina a 1600, con un indice di mortalità pari al 93% entro in cinque anni, di cui il 90% entro il primo anno dalla diagnosi”.
“In Puglia sono stati registrati 3.200 casi di cancro del polmone, di questi, almeno 2.800 decessi, che sommati a quelli dovuti alle altre patologie asbesto correlate arriva ad un tetto di circa 6.000 decessi registrati in tutta la Puglia – ha aggiunto – dei quali 1.020 (periodo dal 1993 al 2021) provengono dai quartieri di Taranto Tamburi, Paolo VI, Città Vecchia-Borgo, il 68% diagnosticati in individui di sesso maschile, e il restante 32% in quelli di sesso femminile”.
Il Presidente ONA ha poi riaffermato il fatto che: “è necessario un diverso approccio da parte delle istituzioni. Questi problemi non possono essere risolti solo con le azioni giudiziarie repressive di reati. È indispensabile mettere in pratica il concetto di prevenzione primaria che, attraverso la bonifica, restituisca dignità ai territori sfregiati da una cultura che ha privilegiato il profitto alla vita umana. Ma fino a quando si continueranno ad applicare norme in deroga e a far rimanere solo sulla carta le leggi dello Stato, questi problemi non saranno affrontati efficacemente, né risolti”.
Franco Rizzo, ha evidenziato che: “il territorio, quello jonico, è purtroppo interessato in maniera importante dalla presenza dell’amianto. Solo all’interno dello stabilimento siderurgico si contano ancora ben 4.000 tonnellate della sostanza, molto pericolosa per la salute. Altrettanto preoccupante la situazione all’interno dell’Arsenale. Da qui la nostra esigenza di riportare sui tavoli l’urgente questione e soprattutto di richiamare l’attenzione della politica”. A seguire il convegno, “Danno Da Amianto. Tutela Preventiva”, moderato dalla giornalista Debora Notarnicola, con il punto sulle principali inchieste giudiziarie in corso nelle Procure pugliesi, Ilva, Marina Militare, Fibronit e Fibronit di Bari.
“Da molti decenni i lavoratori dell’industria, a Taranto ed altrove, sono stati lasciati soli ad affrontare le gravi crisi globali. L’internazionalizzazione di aziende del settore meccanico – siderurgico, dalla Fiat alla Italsider, o del trasporto aereo, ha causato processi di emarginazione, ignorando la ricaduta sul lavoro, quest’ultima amplificata dal vuoto di rappresentanza della politica con decisioni prese senza alcun progetto globale, talvolta perfino lasciando adito a gravi sospetti” – ha dichiarato, in una intervista a margina, Gaetano Veneto (Ordinario di Diritto del lavoro presso l’Università di Bari), Emanuela Sborgia (avvocato) ha spiegato che: “le molteplici difficoltà che si incontrano in ambito penale ci inducono, spesso, ad intraprendere la strada delle azioni civili, ma anche in questo settore giudiziario non mancano le difficoltà’.