Escursioni guidate, convegni, volontariato, birdwatching, citizen science. Come ogni anno Legambiente celebra il prossimo 2 febbraio la Giornata mondiale delle zone umide, per ricordare la sottoscrizione della Convenzione di Ramsar del 1971, l’accordo internazionale sull’ambiente nato con lo scopo di conservare e gestire al meglio questi particolari ecosistemi naturali e per conservare e tutelare le zone umide quali ambienti fondamentali per la vita degli uccelli acquatici.
I circoli pugliesi di Legambiente hanno organizzato una serie di iniziative per portare attenzione, controllare e valorizzare paludi, torbiere, distese di acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata che oltre ad accogliere e conservare una ricca diversità biologica di uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci e invertebrati, garantiscono risorse di acqua e cibo e svolgono una funzione di mitigazione ai cambiamenti climatici.
Proprio per questo il tema di quest’anno è “La vita prospera nelle zone umide”, uno slogan scelto per ricordarci che queste aree, ma più in generale i sistemi idrici, rappresentano un habitat fondamentale per una grandissima quantità e varietà di esseri viventi garantendo così la conservazione della biodiversità. Queste aree, in Italia, secondo il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sono 65 e compongono un totale di 82.331 ettari. Allo stesso tempo, però, queste aree sono tra gli ecosistemi più rischio del pianeta a causa della pressione antropica e del riscaldamento globale.
“Le zone umide sono ecosistemi costantemente a rischio e il nostro compito è quello di salvaguardarli e proteggerli. – spiega il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini – Queste aree accolgono una grandissima quantità di specie di avifauna importante per l’equilibrio dell’ecosistema ed è fondamentale che i cittadini imparino a conoscerlo, scoprirlo e proteggerlo. Ecco perché anche quest’anno desideriamo festeggiare la Giornata mondiale delle Zone Umide promuovendola nel nostro territorio coinvolgendo il più possibile cittadini e quanti si occupano di curare l’ambiente. Affinché si possa percepire e proteggere questa ricchezza che il nostro pianeta ci ha donato”.
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