Da Taranto a Venezia: tutti i drammi che dovrebbero spingere ad una svolta
Se diossina, metalli pesanti, polveri minerali hanno una valenza inquinante a livello locale e quindi penalizzano ambiente e popolazioni più prossime alle industrie che le producono, la CO2 no.
La CO2 è democratica. Essa viene emessa dai camini delle industrie che utilizzano combustibili fossili e si diffonde negli strati della atmosfera terrestre dove, in balìa delle correnti d’aria, si diffonde in modo piuttosto uniforme intorno al nostro pianeta e contribuisce all’effetto serra che produce dappertutto cambiamenti climatici alla base di eventi meteorologici estremi, innalzamento dei mari e desertificazioni.
Per mesi, sull’onda delle manifestazioni di tanti ragazzi che chiedevano politiche idonee a contrastare il cambiamento climatico, giornali e televisioni hanno ampiamente trattato questi temi, sottolineando l’importanza di cambiare i nostri stili di vita e modificare le politiche industriali legate all’utilizzo del fossile.
Per una di quelle strane coincidenze della vita di una nazione, la crisi dell’ex Ilva di questi giorni coincide con le tante notizie di danni da maltempo in Italia.
In questi giorni le alluvioni in Liguria, l’acqua alta a Venezia e i tanti danni che il maltempo ha provocato in tutta Italia vengono sempre trattati come notizie a se stanti e mai viene evidenziato che la possibile chiusura dell’acciaieria tarantina potrebbe rappresentare un’occasione per mettere finalmente in atto concrete politiche di attenzione al cambiamento climatico.
Genova che subisce alluvioni è la stessa Genova che chiede di tenere aperta l’ex Ilva; il Veneto che lamenta la scarsa protezione per Venezia è lo stesso Veneto i cui imprenditori pretendono di utilizzare l’acciaio di Taranto per le proprie fabbrichette.
Da Genova allagata, dal Veneto ferito, da tutta quell’Italia devastata dal maltempo ci saremmo aspettati una richiesta univoca di chiusura della maggiore fonte di CO2 di origine industriale in Italia.
Invece, nessuno accosta le principali due notizie di questi giorni (danni dovuti al maltempo e possibile chiusura di ArcelorMittal) che pure hanno un collegamento alquanto evidente.
L’occasione di fare il proprio dovere per la salvaguardia del nostro pianeta è sotto gli occhi di tutti, ma molti si ostinano a non vederla.