Ex Ilva, ArcelorMittal deposita atto di citazione per il recesso – Tensione tra Conte e Lezzi su scudo penale

Come annunciato nei giorni scorsi, è stato depositato l’atto di citazione che ArcelorMittal ha indirizzato ai commissari straordinari e con cui si chiede di recedere dal contratto di affitto dell’ex Ilva. A questo punto la causa verrà iscritta a ruolo, trasmessa alla sezione specializzata imprese del tribunale di Milano che poi l’assegnerà al giudice. Solo allora il titolare del fascicolo provvederà a fissare la prima udienza della causa. Lo spiega l’agenzia Adnkronos sottolineando che ArcelorMittal chiede in via principale di “accertare e dichiarare l’efficacia del diritto di recesso” e in subordine di dichiarare che lo stesso “si è risolto per sopravvenuta impossibilità” essendo venuto meno un requisito essenziale del contratto stesso.

Intanto, la stessa agenzia rivela alcuni retroscena in merito ad un incontro teso svoltosi stamattina a Palazzo Chigi proprio sulla vicenda Ilva, alla quale hanno preso parte i ministri Luigi Di Maio, Stafano Patuanelli e Federico D’Incà e i parlamentari tarantini del M5S.

Il presidente del Consiglio ha tentato di ragionare sulla possibilità di reinserire lo scudo penale, “così da togliere ogni alibi – avrebbe spiegato il premier ai presenti – ad ArcelorMittal, anche in vista della battaglia legale che ci attende”.

Ma Lezzi, già ministra nel primo governo Conte, sarebbe stata fermissima sul punto: “non lo voterò mai, puoi scordartelo”. Lo scontro viene descritto come molto duro. Tanto da indurre il premier a chiedere a Lezzi come faccia a non capire le ragioni dietro le quali si muove il governo, pronto a battere ogni strada pur di risolvere la situazione di Taranto.

Le distanze sullo scudo penale sono state registrate anche nel corso della riunione di ieri tra i deputati M5S, con Nunzio Angiola, da un lato, che ha spiegato ai colleghi la sua posizione favorevole allo scudo, e altri colleghi pronti a far valere le loro ragioni, decisamente contrarie. In particolare, a scagliarsi contro Angiola sarebbero stati Giovanni Vianello e Gianpaolo Cassese.