Immunità, contratto integrativo, spegnimento dell’altoforno 2, crisi delle commesse, fuga di ArcelorMittal da Taranto: quante cose davvero non sappiamo della vicenda ex Ilva? Viene davvero da pensare che noi tarantini siamo dei sudditi di uno Stato che ci nasconde le verità su scelte politiche ed economiche che condizioneranno il futuro nostro e delle prossime generazioni.
La vicenda ex Ilva si è mostrata, fin da tempi lontani, emblematica della mancanza di rispetto per un territorio che, oltre che il pesantissimo insulto ambientale, si è vista imporre scelte calate dall’alto nate nelle segrete stanze dei potenti di turno che neanche hanno avuto il buon senso di informarci con chiarezza su quanto veniva man mano deciso.
Possibile mai che per conoscere un accordo tra lo Stato e un privato che gestirà e forse acquisirà definitivamente la più grande industria nazionale ci si debba affidare ad indiscrezioni giornalistiche e a dichiarazioni politiche che non si sa mai quanto siano veritiere?
Di Maio ha garantito o no il mantenimento dell’immunità penale a Mittal?
ArcelorMittal potrà o no lasciare Taranto se alcune garanzie fornite dai vari governi saranno in parte tradite? Il Governo attuale difenderà a tutti i costi la sopravvivenza del sito produttivo di Taranto? Esiste un piano alternativo alla monocultura dell’acciaio o neanche è stata presa in considerazione l’ipotesi di chiusura della grande industria? Il Governo continuerà a boicottare le iniziative della Procura con nuovi decreti salva industria?
Di Maio agirà con scelte autonome sul futuro dell’acciaieria tarantina o peseranno i condizionamenti di una Lega da sempre contraria a qualunque ipotesi di chiusura?Ambiguità della politica e atti secretati sono il filo conduttore di decenni di politica industriale a Taranto. Il popolo è meglio che non conosca tutti i particolari delle scelte politiche ed economiche che avvengono nei ministeri?
Sembra proprio che sia così e se ci pensiamo bene, la conoscenza dei danni ambientali, sanitari e perfino economici legati alla presenza industriale a Taranto sono essenzialmente il frutto dell’attivismo di privati cittadini e di associazioni che hanno spesso costretto le istituzioni a rendere noti dati che altrimenti sarebbero stati ancora tenuti nascosti in qualche cassetto non accessibile al pubblico.
Le garanzie democratiche che dovrebbero essere alla base della nostra convivenza nazionale, a Taranto sono state più volte stressate da imposizioni penalizzanti per il territorio locale e da norme non in perfetta sintonia con i dettami costituzionali a tutela di salute e lavoro. Vorremmo una maggiore trasparenza e chiarezza sulle scelte politiche che si fanno sul capoluogo ionico. Questo vale oggi e varrà per qualunque futuro governo. Decidere e confondere le acque su politiche ambientali ed industriali per Taranto è un vizio che non accenna a scomparire e gli ultimi eventi lo confermano ancora una volta. Ma noi speriamo sempre nel cambiamento… anche del modo di governare.
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