TARANTO – Alle ore 23.00 sono state sospese le ricerche dell’operaio gruista disperso dalle ore 19.30 mentre lavorava nella cabina della gru DM5 operante sul quarto sporgente dello stabilimento ArcelorMittal Italia. L’azienda fa sapere che le ricerche riprenderanno appena possibile, quando le condizioni meteorologiche saranno più favorevoli. L’incidente è avvenuto mentre Taranto era colpita da una tromba d’aria e forti piogge.
Il presidente dell’Anmil Taranto, Emido Deandri, commenta così l’ennesimo evento drammatico che vede coinvolti lavoratori del Siderurgico: “Un rottame che oltre a seminare morte, terrorizza ogni volta che un alito di vento o qualcosa di più spira sulla nostra città. Mentre scriviamo non abbiamo ancora notizie del l’operaio disperso dopo che il tornado che ha raggiunto la stessa gru dove nel 2012 perse la vita il povero Francesco Zaccaria: quella DM 5 collassata nuovamente mentre un operaio era intento a manovrarla.
Oggi sento il dovere di una denuncia ancora più cruda e violenta, perché mentre si dibatte di addendum, immunità, copertura parchi, in quella fabbrica si rischia di morire tra lamiere contorte e corrose dalla ruggine, solo per assenza di una manutenzione ordinaria che sarebbe il minimo indispensabile nella fabbrica d’acciaio più grande d’Europa. Ora mi attendo verità, giustizia e finalmente azioni consequenziali, per Francesco, Mimmo e per chi oggi come domani potrebbe pagare ancora con il bene più grande: la vita”.
Per Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil, l’incidente avvenuto oggi poteva essere evitato: “Naturalmente la magistratura accerterà le responsabilità penali – dice – ma non ci spieghiamo come si possa lavorare con l’allerta meteo a 40 metri di altezza. La Fiom sta decidendo in queste ore, insieme alle altre organizzazioni sindacali, le iniziative da intraprendere”.
Intervengono sulla vicenda anche Sergio Bellavita (USB Nazionale) e Francesco Rizzo (USB Taranto): “La gru è stata ricostruita ma con le medesime gravi mancanze di quella precipitata in mare nel 2012. Ed oggi ha ucciso Mimmo Massaro”. Ed aggiungono: “Siamo vicino ai familiari e ai cari del lavoratore ucciso, chiamiamo i lavoratori e la città ad una mobilitazione straordinaria. Liberiamo Taranto dai veleni. Chiudiamo lo stabilimento ex Ilva”.
INCENDIO NELLO SPOGLIATOIO
La giornata di oggi aveva già riservato un episodio critico per lo stabilimento ionico di ArcelorMittal: nel pomeriggio un incendio aveva interessato alcuni armadietti posti al secondo piano dello spogliatoio n.1 presso la portineria A.
“Sono immediatamente scattate le misure di emergenza che hanno permesso la messa in sicurezza dell’intera palazzina che conta in tutto 6 piani – aveva spiegato l’azienda in una nota – sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Stabilimento che hanno provveduto a effettuare rapidamente le operazioni di spegnimento delle fiamme. Sul posto si sono recati anche la Vigilanza di Stabilimento e, in via del tutto precauzionale, il Pronto Soccorso di Stabilimento. Nessun dipendente è risultato essere presente all’interno dello spogliatoio al momento dell’accaduto. La situazione è tornata presto alla normalità così da permettere al personale il regolare accesso allo spogliatoio. L’azienda sta verificando cause e dinamica che hanno scaturito l’evento”.
LO SPEGNIMENTO DELL’ALTOFORNO 2
Il tutto senza dimenticare che oggi ArcelorMittal ha confermato di aver ricevuto un ordine della Procura della Repubblica di Taranto per l’attivazione del processo di spegnimento dell’altoforno numero 2 dello stabilimento. La vicenda risale al 29 luglio 2015 quando, in seguito a un incidente fatale, la Procura ha disposto il sequestro dell’altoforno.
ArcelorMittal Italia, che gestisce lo stabilimento ionico a partire dal 1° novembre 2018, sta studiando la documentazione notificata ieri dal Tribunale e valutandone gli aspetti tecnici.
“La nostra intenzione – aveva comunicato l’azienda – è quella di collaborare come sempre con le autorità competenti e di lavorare per trovare una soluzione accettabile che garantisca che l’Altoforno possa rimanere operativo evitando il rischio di interruzioni”.
Intanto, a Taranto, continuano a interrompersi troppe vite umane.
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