Ci sono notizie che si ripetono ciclicamente su giornali e televisioni: l’arrivo dell’ora legale, l’inizio dell’anno scolastico, l’acqua alta a Venezia, ecc. I giornalisti le affrontano più o meno sempre allo stesso modo, modificando soltanto qualche particolare, ma in sostanza descrivendo sempre lo stesso evento e commentandolo senza troppo entusiasmo.
La stessa cosa avviene ogni volta che si paventa il lontano rischio di chiusura dell’acciaieria tarantina. È successo spesso dal 2011 ad oggi. Sequestro degli impianti, crisi finanziaria, mancanza di acquirenti e vari altri problemi hanno ciclicamente riempito pagine di giornali e stimolato ore di approfondimenti radio-televisivi.
E sempre abbiamo letto e sentito i difensori della grande industria ammorbarci con le solite storie: rischio di crollo del PIL nazionale e dell’occupazione, rischio di una Bagnoli 2, sicura tragedia per la filiera dell’acciaio. Gli ambientalisti e i sostenitori della chiusura delle fonti inquinanti ogni volta finivano per diventare gli irresponsabili, quelli a cui nulla importava del benessere economico della nazione e della città ionica.
Puntualmente sta avvenendo la stessa cosa in questi giorni. I soliti giornalisti industrialisti stanno facendo a gara per descrivere gli scenari apocalittici che la chiusura dell’ex Ilva significherebbe: Taranto diventerebbe un deserto, migliaia di operai vagherebbero affamati per la città, nessuna bonifica si potrebbe più fare.
Piuttosto, meglio sarebbe che la tanto discussa abolizione dell’immunità penale voluta dal M5S nel Decreto Crescita, venisse ridiscussa e venissero garantite a Mittal quelle norme a sua tutela per impedire a un qualsiasi irresponsabile procuratore o magistrato di mettere in crisi il processo di “ambientalizzazione” dell’acciaieria tarantina.
Cosa succederà allora? Una cosa sicuramente: l’ex Ilva non chiuderà il 6 settembre come minacciato da Mittal. L’abolizione della norma sul l’immunità penale era un atto dovuto da parte del M5S che solo così ha potuto salvare in parte la faccia dopo le promesse elettorali che avevano portato una valanga di consensi nella nostra città.
Questo provvedimento non durerà però ancora per molto. È evidente che in Parlamento vi è una maggioranza trasversale che lo modificherà. Ad aiutare la Lega, che neanche ci pensa a far mancare l’acciaio di Taranto alle industrie del Nord, arriveranno le truppe cammellate del PD, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e di qualche stesso grillino con una visione della politica più vicina a quella di Salvini che a quella di Di Maio.
L’immunità penale per i vertici dell’acciaieria, possiamo scommetterci, verrà in qualche modo ripristinata. La Lega sarà ben contenta di aver difeso gli interessi del Nord e dell’economia nazionale, il Pd e gli altri partiti parleranno di scelta responsabile, il M5S potrà sempre dire di averci provato…
Insomma, dopo l’ennesima piccola tempesta intorno alle sorti della nostra amata industria, tutto tornerà come prima. I media dimenticheranno per qualche tempo questa storia e dei rischi legati alla chiusura dell’ex Ilva se ne riparlerà alla prossima occasione che arriverà puntuale come il ciclo delle stagioni. Insomma, tutti tranquilli, nulla cambierà in riva allo Ionio. Godiamoci pure le ferie.
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