Ex Ilva e bambini malformati, il dottor Forleo fa chiarezza sulla vicenda
La vera emergenza è quella di un’offerta sanitaria a Taranto insufficiente. Che è poi un’emergenza nell’emergenza, quella ambientale, che si nutre e tritura dati, che sposta l’attenzione sul versante dell’inquinamento trascurando tanti altri aspetti, confortati da rilievi scientifici, che concorrono a creare un quadro nel quale finiscono anche patologie non necessariamente legate alla qualità dell’aria che respiriamo.
Di tutto questo si è parlato venerdì sera, nella affollata sede dell’associazione “Le città che vogliamo”, durante l’incontro con il dott. Oronzo Forleo, direttore della Neonatologia e Terapia intensiva all’ospedale Ss. Annunziata di Taranto, organizzato dal consigliere regionale Gianni Liviano sul tema “La salute dei neonati a Taranto, come migliorarla?”.
Insomma, un ragionamento a più ampio raggio che non ha voluto chiudere gli occhi su un’emergenza lampante ma che ha voluto provare ad andare oltre.
Per cui, la faccenda dei 600 bambini nati malformati su 25.853 nati vivi nel periodo tra il 2002 e il 2015 non può essere messa da parte e consegnata agli archivi statistici soltanto perché, è stato sottolineato, la media del 2,32% è inferiore a quella europea che è del 2,56%.
“Quand’anche fosse stata del’1% non potremmo considerarci soddisfatti”, ha sottolineato il dott. Forleo, “cosi come – ha aggiunto – non possiamo ritenerci soddisfatti del dato secondo il quale dal 2015 al 13 giugno 2019 su 8681 nati vivi i bimbi con malformazioni sono stati 177 pari al 2,03% quindi con un trend in diminuzione”.
La sensazione, ha detto invece il dott. Forleo, illustrando ai cittadini presenti all’incontro una nutrita serie di slide, è simile “a quella vissuta quando fu lanciato l’allarme della presenza di diossina nel latte materno creando un allarmismo ingiustificato perché il latte materno, anche con la presenza al suo interno di percentuali accettabili, va comunque incentivato perché, oltre ad avere componenti molto utili per il corretto sviluppo del bambino, favorisce un rapporto ancora più simbiotico tra mamma e bambino “.
Poi c’è il “fattore società” che gioca un ruolo importante.
“Adesso – ha spiegato – dobbiamo confrontarci con i cosiddetti nuovi genitori perché, nel frattempo, la società è cambiata per cui abbiamo a che fare, per esempio, con mamme minorenni, con un’alta percentuale di 14enni. Nel 2019, su 15 partorienti il 2,6% erano 14enni. Inoltre c’è una larghissima fetta di donne che non ha mai fatto analisi vuoi per motivi economici, vuoi per motivi sociali oppure per convinzione. A fronte di una società che si sta involvendo e che tende a trascurare il rapporto con i bambini e a capirne i bisogni, basti pensare che sono in vendita porta biberon con il supporto per lo smartphone, si registrano disturbi neurocomportamentali”.
E quella dell’involuzione culturale è un’ulteriore e vera emergenza se si pensa che ci sono ancora fasce della popolazione che credono nella cultura magica e nell’affascino. Ma per consentire ai bambini condizioni di salute ottimali c’è bisogno di un’assistenza sanitaria all’altezza. E qui si torna al punto di partenza: “non ci sono medici pediatri ospedalieri – ha ribadito Forleo -. Io stesso in reparto posso contare soltanto su 7 unità”.
(Nota stampa integrata con dichiarazioni della dott.ssa Moschetti rilasciate a Inchiostroverde)