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Il Medimex e la carta nel cestino

TARANTO – La sensazione è quella dell’ultimo giorno di vacanza prima di tornare a scuola. La fine del periodo di gioia e divertimento, la nostalgia che inizia già dopo i primi minuti del “rientrate nei ranghi”.

Ti conforti con l’arrivo del prossimo campionato di calcio, il cuore resta vivo per quella maglia indossata sul palco da un’icona del rock che addolcisce l’amarezza per la permanenza in una categoria ancora troppo stretta.

E si torna alla vita di sempre, alle lotte di tutti i giorni, alla ricerca di una felicità che, come diceva quel film, non si sa se si avvicina o si allontana.

I riflettori del Medimex si spengono. Nell’ultima serata le migliaia di persone, dopo aver ascoltato la magica Patti Smith, canticchiando Beacause the night e People have the power, cercano e trovano ristoro nei pub, pizzerie, paninoteche e ristoranti aperti per l’occasione.

E tutti in attività. Tutti a lavorare, per la città, per i turisti, per chi non aveva mai visto Taranto o ne aveva sentito parlare solo per fumi e inquinamento.

In una pucceria una comitiva di ragazzi, dall’accento sembrano romagnoli, discute sul “the day after”: «Domani prima del pullman al … come si chiama? Ah sì, porto mercantile… ci facciamo un giro al Castello?». E chissà in quanti avranno programmato un itinerario che, in questa città, può vantare una bella serie di alternative.

I tarantini, intanto, commentano entusiasti, piuttosto che meravigliati, il flusso di turisti, anche stranieri, di questi giorni. «Questa è la Taranto che vogliamo, che ci piace» tra i post più ricorrenti sui social.

Strade chiuse, divieti di sosta, controlli continui, sono state misure tanto necessarie quanto ben accolte da chi vive questa città ogni giorno, consapevole che è stato solo un piccolo prezzo da pagare per avere in cambio un grandissimo ritorno di immagine e di economia di cui questa terra meravigliosa e avvelenata ha bisogno.

Dalla sacerdotessa Patti immortalata dietro a un banco di cozze, al mistero sull’autenticità della sua foto mentre passeggia sulla spiaggia, dal classico giubbotto di Liam Gallagher nonostante i 38 gradi, all’assalto all’università per Piero Pelù, dai concerti gratuiti in villa Peripato tra James Senese e La Municipàl, all’interrogativo comune «…Ma l’anno prossimo?». Tantissime le cartoline che resteranno nella memoria insieme a foto, selfie e video di ogni genere.

Nel 2020 sarà ancora l’antica polis della Magna Grecia ad ospitare un evento che ci fa sentire davvero importanti e che ricorda, prima di tutto ai tarantini, che sono le grandi manifestazioni a rispondere alla domanda «…ma si può fare qualche cosa?».

Si può e si deve fare, perché se dopo concerti affollati come quelli degli Editors e dei Cigarettes After Sex la rotonda del Lungomare era pressoché immacolata, si può fare anche durante i giorni “normali”.

La classica carta gettata nel cestino è il simbolo della voglia di rinascita che va oltre oltre i massimi sistemi della crisi, della disoccupazione, dei soldi che non ci sono, della difficoltà di arrivare alla metà del mese (giorno 30 è sempre più una chimera).

La carta nel cestino è il segno della legalità, contro i venditori abusivi di cibo e bevande e contro i parcheggiatori che chiedono “il caffè”. La carta nel cestino come monito a chi usa i contenitori pubblici solo quando è in vacanza fuori dalla Puglia altrimenti «che figura devo fare» e poi cambia atteggiamento quando torna a casa.

La carta nel cestino come gioia nel dare indicazioni ai turisti sulle strade da percorrere o su dove andare a mangiare. La carta nel cestino come testimonianza che vogliamo un po’ più di bene alla nostra casa rispetto al passato. La carta nel cestino come segnale che non serve “sgamare” la fila ai controlli o pretendere di essere serviti per prima in pizzeria se siamo arrivati dopo.

La carta nel cestino come piccolo frammento di un Medimex che rappresenta un orgoglio, anche se importato, tutto tarantino. E se c’è chi mugugna sul «…lo fanno qua perché a Bari non lo vogliono più», ricordiamo che il popolo dello Jonio è amante dei forestieri, delle cose che passano da qui e che, se le rendiamo nuovamente belle, possono restare senza alcun problema…

Fabrizio Cafaro

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Fabrizio Cafaro

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