Ex Ilva. A Taranto la salute dei cittadini non è una priorità

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Il 2 aprile scorso il Sindaco di Taranto inviava una lettera a Ispra, Arpa, Istituto Superiore di Sanità, Asl e per conoscenza al Ministero del Lavoro, al Ministero dell’Ambiente, ai Commissari ex Ilva, al Commissario alle bonifiche, alla Regione Puglia, alla Provincia di Taranto, al Prefetto e al Procuratore delle Repubblica di Taranto. Oggetto della missiva: ‘Interventi urgenti a tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori dell’area di Taranto’. Ad oggi, però, non risulta attuato alcun ‘intervento urgente’ a tutela della salute dei cittadini di Taranto.

Nel documento il Sindaco Melucci concludeva, tra l’altro, che ‘se è vero ciò che hanno asserito […] i vertici di ASL Taranto, cioè che non si possano escludere nel citato scenario rischi rilevanti per la salute dei cittadini e che addirittura ci si ammali più che altrove e più che in passato, determinando quindi il presupposto di azioni urgenti e contingibili ex art. 50 del TUEL, e se permane la confusione e l’approssimazione sopra esposta da parte degli organismi tecnici indipendenti previsti dalla legge, con la presente il Comune di Taranto vi informa che adotterà in tempi assai brevi provvedimenti costruiti sul principio di massima precauzione in difesa della salute dei propri cittadini e – aggiungeva il primo cittadino – avverso una filiera produttiva ormai desueta ed intollerabile’.

Per questo motivo il Sindaco invitava a fornire ‘significative quanto definitive’ risultanze entro e non oltre le ore 12:00 di lunedì 8 aprile 2019. E, in questa data, le risposte degli enti sono arrivate, e sono tutt’altro che definitive. Vediamo perché.

La nota di Asl Taranto. L’azienda sanitaria fa riferimento alla VDS (Valutazione del Danno Sanitario) del febbraio 2019 che contiene i dati più aggiornati dello Studio Sentieri, Iesit e che comprendono le analisi della mortalità, della ospedalizzazione e di incidenza dei tumori nel sito di interesse nazionale per le Bonifiche (specificatamente: cause di ospedalizzazione nel periodo 2006-2017, cause di mortalità nel periodo 2006-2015, incidenza neoplastica nel periodo 2006-2013).

L’Asl, tuttavia, passa in rassegna solo i dati di mortalità e ospedalizzazione. Conferma eccessi rispetto al dato regionale di mortalità e di ospedalizzazione per le patologie cardiovascolari, respiratorie e dell’apparato digerente, nonché per alcune patologie oncologiche (per entrambi i sessi per i tumori della pleura, del polmone e del pancreas; nelle donne per tumore della mammella; negli uomini per tumore dello stomaco, della vescica e del rene).

Inoltre specifica che l’analisi dell’andamento temporale dell’ospedalizzazione evidenzia ‘che i valori relativi alle cause di ricovero, individuate dallo Studio Sentieri come associate all’inquinamento ambientale del SIN, risultano tutte in decremento, pur rimanendo al di sopra dei valori regionali’.

L’esame dell’andamento temporale della mortalità mostra nei maschi un lieve incremento, con tassi superiori al valore regionale per tutte le cause e per tutti i tumori. Ma il dato senza dubbio più preoccupante é l’eccesso di mortalità nella fascia di età compresa tra 0 e 14 anni per le patologie tumorali con particolare riferimento alle patologie emolinfopoietiche.

La nota dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Riferendosi sempre allo Studio Sentieri (2006-2013), l’Istituto prende in esame anche il dato di incidenza – cioè i nuovi casi di patologie – ed evidenzia, in particolare, eccessi, in età pediatrica (0-14 anni), di incidenza di linfomi nel loro complesso, e linfomi non Hodgkin in particolare, e di sarcomi dei tessuti molli e altri extra ossei.

In età giovanile (20-29 anni) il dato più rilevante è un eccesso di incidenza dei tumori della tiroide al quale contribuisce soprattutto il genere femminile. Non solo. Relativamente alle Malformazioni Congenite (MC), che insieme alle neoplasie infantili rappresentano eventi sanitari che possono riflettere esposizioni recenti, le MC totali e le MC del sistema nervoso e degli arti sono in eccesso nel periodo analizzato (2002-2015).

Inoltre, l’Istituto Superiore di Sanità specifica che ‘Le indagini epidemiologiche condotte nello studio Sentieri non riflettono necessariamente l’attuale stato di salute della popolazione ma questo è dovuto all’uso di dati provenienti da sistemi informativi sanitari che sono normalmente disponibili con alcuni anni di ritardo. E’ stata però recentemente finanziata l’Azione Centrale Sentieri per il periodo 2019-2021 e in un paio di anni saranno disponibili nuovi aggiornamenti del profilo di salute della popolazione residente nel SIN di Taranto per il periodo 2014-2017’.

In altre parole, tanto la Asl quanto l’Iss non rassicurano circa l’assenza di rischio sanitario nella popolazione tarantina per cause legate all’inquinamento di origine industriale.

Del resto, l’andamento temporale in diminuzione delle cause di ospedalizzazione (dato che è comunque sopra la media regionale), non basta a darci un quadro sanitario rassicurante. Perché patologie con manifestazioni acute e di breve durata dovrebbero essere valutate utilizzando ulteriori fonti informative come, ad esempio, l’archivio degli accessi al Pronto soccorso. Così come sarebbe utile poter disporre di ulteriori fonti informative quali le prestazioni ambulatoriali, le prescrizioni farmaceutiche[1], aggiungo, in tempi brevi.

Il Sindaco, tuttavia, non può attendere la certezza del danno subìto di cui avrebbe contezza solo ad evento già accaduto. Può e deve intervenire anche in considerazione della maggiore vulnerabilità della popolazione tarantina esposta negli anni ad un pesante inquinamento provocato dallo stabilimento siderurgico.

Inoltre, lo stesso Direttore del Centro Regionale Aria di Arpa Puglia, il Dott. Roberto Giua, in una recente relazione (4 marzo 2019), ha chiaramente specificato che ‘l’Agenzia ha più volte puntualizzato come risulti, tuttora, rilevante il contributo delle emissioni di inquinanti da parte dell’impianto siderurgico nelle concentrazioni rilevate nei quartieri limitrofi all’area industriale, in particolare durante i cosiddetti “wind-days”, e come il rispetto dei limiti normativi europei della qualità dell’aria, nelle stesse zone, non garantisca in alcun modo l’assenza di effetti lesivi sulla salute della popolazione.’

Per tutte queste ragioni, secondo l’avvocato Francesco Stornello – intervenuto, l’8 maggio scorso, alla conferenza stampa indetta da ‘Giustizia per Taranto’ -, ‘il sindaco può agire in applicazione del principio di precauzione, sancito dall’art. 174, par. 2, Trattato UE, ed in materia ambientale recepito dal combinato disposto degli artt. 3 ter, 3 bis e 301, D.Lgs. n. 152/2006, espressamente posto a canone della azione amministrativa, anche in sede contingibile ed urgente, «secondo il quale, quando sussistono incertezze riguardo all’esistenza o alla portata dei rischi per la salute delle persone, possono essere adottate misure protettive senza dover attendere che siano pienamente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi. Qualora infatti risulti impossibile determinare con certezza l’esistenza o la portata del rischio asserito, a causa della natura non concludente dei risultati degli studi condotti, ma persista la probabilità di un danno reale per la salute pubblica nell’ipotesi in cui il rischio si avverasse, il principio di precauzione giustifica l’adozione di misure restrittive».

E allora cosa aspetta il Sindaco ad adottare provvedimenti urgenti a tutela della salute dei tarantini?

[1] http://www.epiprev.it/materiali/2016/EP5/Sentieri/109-EP5S1_Sentieri_Appendice.pdf

La Dott.ssa Daniela Spera (Legamjonici) ha collaborato con il gruppo tecnico ‘Call to Action’ – Giustizia per Taranto.

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