TARANTO – Un problema ambientale, epidemiologico ed economico. Alcuni giorni fa la FEE (Foundation for Environmental Education) ha assegnato le 385 bandiere blu italiane tra località rivierasche e porti turistici.
Le “Bandiera Blu” vengono assegnate a quelle località che rispettano criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio. Così mentre la nostra provincia festeggia per l’ingresso nell’elenco delle Bandiere Blu della marina di Maruggio, è più che mai urgente interrogarsi sui correttivi da porre in essere per proteggere un eco-sistema già notevolmente compromesso dalla presenza di importanti fonti inquinanti di tipo industriale.
I rifiuti sono, anche nella nostra provincia, una delle principali minacce non solo per gli eco-sistemi di terra ma anche per quelli marini. Nella top ten dello “scarto” pericoloso c’è la plastica, generata dagli uomini nel corso di attività ricreative, turistiche, domestiche e di pesca professionale.
Le isole di plastica galleggianti nell’Oceano Pacifico sembrano uno spettro lontano, ma così non è, se considerate che proprio una recente indagine di Legambiente Taranto ha messo in evidenza l’incidenza della plastica partendo dall’osservazione delle nostre spiagge.
La nostra esperienza come “ricercatori di plastica” ci ha portato a toccare con mano quella che è la problematica trattata. Abbiamo effettuato due campionamenti, rispettivamente uno a dicembre e uno ad aprile, sulla spiaggia di viale del tramonto (zona San Vito).
Qui, divisi in gruppi, abbiamo raccolto macroplastiche classificandole in base alla loro misura. Primeggiavano tappi di bottiglie e bastoncini di cotton fioc insieme a pezzi di rete da pesca e fili di lenze, facevano capolino anche bottiglie rigorosamente in plastica e recipienti di qualunque tipo (detersivi, ammorbidenti, sapone), senza dimenticare le migliaia di cicche di sigaretta e le numerosissime lattine.
Se questo è solo quello che il mare ha portato alla spiaggia, è amareggiante pensare a ciò che invece tiene con sé. Problema ambientale, epidemiologico ma anche economico. Quanto spendono infatti le nostre Amministrazioni per pulire le spiagge e preservare le coste? In Europa la spesa supera i 630 milioni di euro (come sottolineato da Clean Sea Life).
Sarebbe il caso di interrompere questa pratica avvelenatrice e ambientalmente ed economicamente insostenibile.
Di recente l’amministrazione comunale di Taranto ha mosso un primo timido passo in tal senso, dichiarando i bar, le mense, i luoghi pubblici della città “plastic free”.
C’è da augurarsi dunque una stretta ancora più incisiva nei controlli e chissà se un giorno non brinderemo alla definitiva scomparsa della plastica nei nostri mari e sulle nostre spiagge. I bicchieri biodegradabili li portiamo noi!
Gli autori dell’articolo:
Giuseppe Lappo, Pierfrancesco Papagni, Roberto Villani e Alessandro Lanzo
Sono studenti del Liceo “Aristosseno” di Taranto (indirizzo scientifico), protagonisti di una esperienza di Alternanza Scuola/Lavoro effettuata in collaborazione con il CNR Istituto Talassografico di Taranto. A loro un sentito grazie dalla Redazione di InchiostroVerde per il contributo fornito.
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