Più di 11 rifiuti ogni metro di spiaggia, di ogni forma, genere e dimensione. Rifiuti che continuano a invadere i nostri litorali a causa della cattiva gestione a terra, di sistemi di depurazioni inadeguati o dell’abbandono consapevole.
A confermarlo sono i dati finali di “Se butti male… Finisce in mare!”, la seconda edizione del progetto educativo di Legambiente e Corepla – il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica – che in questi mesi ha coinvolto e visto impegnati 2.000 tra studenti, educatori, volontari e cittadiniin Puglia.
Nella nostra regione sono state monitorate 7 spiagge, per una superficie complessiva di 12.700 metri quadri, nelle quali sono stati ritrovati 7.283 rifiuti, con una media di 1.040 oggetti ogni 100 metri lineari. La plastica, in entrambe le regioni, si conferma il materiale più trovato e rappresenta l’84,3% dei rifiuti monitorati; a seguire ci sono vetro/ceramica (4,3%) e gli oggetti in metallo (4%).
«I dati rilevati dal progetto dimostrano quanto sia importante puntare a ridurre nei prossimi anni i rifiuti sulle nostre spiagge e nei nostri mari. – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Per questo abbiamo voluto coinvolgere gli studenti per renderli non solo partecipi del problema, ma anche e soprattutto per evidenziare le soluzioni che passano sempre di più su politiche di prevenzione e sensibilizzazione, su una corretta gestione dei rifiuti a partire dalla raccolta differenziata e dal riciclo per sostenere e promuovere l’economia circolare. In tale direzione ricordiamo anche l’importante avvio in Puglia del progetto sperimentale del Fishing for litter, promosso da Regione e Corepla, che permetterà ai pescatori di riportare a terra i rifiuti che finiscono accidentalmente nelle reti».
«La lotta al marine litter inizia sui banchi di scuola – dichiara Antonello Ciotti, presidente di Corepla. – Da 20 anni il Consorzio è in prima linea nella promozione della cultura del riciclo dei cittadini di domani per contrastare la dispersione dei rifiuti in mare o sulle spiagge e trasformarli in nuove risorse con evidenti vantaggi ambientali, sociali ed economici.
Questa iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività promosse da Corepla per monitorare lo stato di salute dei nostri mari e attivare nuove sperimentazioni di riciclo“ e aggiunge “La Campania e la Puglia detengono un patrimonio costiero unico, da preservare con una particolare attenzione ai fenomeni del littering; i dati del 2018 confermano che la direzione presa è quella giusta: in Puglia la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è cresciuta di oltre il 20%, mentre in Campania ha raggiunto quasi 21 Kg per abitante (dato di poco superiore alla media nazionale). Ci auguriamo che le azioni collettive e le sinergie tra il mondo industriale, associativo e la società civile possano contribuire a raggiungere risultati ancora più ambiziosi».
Tornando ai dati dell’indagine, nella top ten degli oggetti più trovati troviamo i pezzi di plastica con dimensione tra i 2,5 e i 50 centimetri (che rappresentano il 10,7% del totale): si tratta di rifiuti che sono il risultato della frammentazione di oggetti in plastica non più riconoscibili. Al secondo posto ci sono i mozziconi di sigaretta (9,7%) che rappresentano il 9,7% degli oggetti trovati, quasi un rifiuto ogni 10.
Al terzo tappi, coperchi, anelli di plastica (7,5%). Non mancano al solito i classici bastoncini cotonati di plastica per la pulizia delle orecchie – che in Italia sono stati messi al bando dal 1⁰ gennaio di quest’anno – che rappresentano il 7,2% sul totale dei rifiuti monitorati. I pezzi di polistirolo, non riconducibili ad alcun oggetto riconoscibile, sono presenti per il 6%, e la stessa percentuale è rappresenta dalle bottiglie per bevande. Seguono le calze per la coltivazione dei mitili con il 5,7% e plastica monouso(4,6%). A chiudere la classifica ci sono i materiali da costruzione (mattoni e mattonelle, ceramiche, calcinacci, fibra di vetro e materiale isolante, sono esempi dei rifiuti che rientrano in questa categoria) con il 3,2% sul totale dei rifiuti e infine buste e shopper con il 2,8%.
Da dove provengono questi rifiuti? La cattiva gestione dei rifiuti urbani resta la prima causa identificata della presenza di rifiuti sui nostri arenili, una categoria che include packaging (imballaggi, 31%), rifiuti da fumo (12%), materiali da costruzione (3%) e buste di plastica (3%).
La maggior parte dei rifiuti insomma sfugge a una corretta gestione o proviene dagli scarichi non depurati, dall’abitudine di utilizzare i wc come una pattumiera, ma anche dalla cattiva gestione dei rifiuti domestici. Per questo è importante incrementare le campagne di sensibilizzazione e informazione coinvolgendo anche le scuole e gli studenti. Con questo spirito è stato pensato il progetto di Legambiente e Corepla “Se butti male… Finisce in mare!” per ricordare e far capire come attraverso le proprie scelte e uno stile di vita più ecofriendly si possa prevenire il marine litter, imparando a differenziare di più e meglio i rifiuti, senza dimenticare che possono avere una seconda vita, come ci ricorda la sfida dell’economia circolare.
In questi mesi gli educatori di Legambiente in Puglia hanno svolto incontri periodici in 20 classi di 7 città pugliesi portando avanti laboratori e attività ludico-didattiche, sia a scuola che sul campo, sul tema della prevenzione dei rifiuti. Al progetto hanno partecipato gli studenti delle classi del 17° Circolo Didattico – Poggiofranco di Bari; del 2° Circolo “Mons. Petronelli” di Trani; del DDS 7° Circolo Didattico “Giovanni Paolo II” di Barletta; dell’Istituto Comprensivo Margherita di Savoia – Circolo Didattico Giovanni XXIII di Margherita di Savoia; dell’Istituto Comprensivo – plesso Francesco Lanzillotti di Carovigno; dell’Istituto Comprensivo di Porto Cesareo e della Scuola Paritaria Maestre Pie Filippine di Otranto.
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