Ex Ilva: ma per caso ci stanno prendendo (nuovamente) in giro?
Ma per caso ci stanno prendendo in giro? Questo dubbio diventa più pressante riflettendo a mente fredda su ciò che è scaturito dal tavolo voluto da Di Maio mercoledi scorso. Riconversione economica, eliminazione dell’immunità penale, migliori tecnologie, finanziamenti a pioggia, VIIAS, dialogo con i cittadini, bonifiche, valorizzazione urbana, sentinelle ecologiche, trasparenza, contratto blindato: tutte misure che ci sono state presentate come strumenti per il cambiamento.
Ma è davvero così? I primi dubbi ci sono venuti quando la sedia su cui era seduto Di Maio in Prefettura era ancora calda. La variazione della norma sull’immunità penale, per esempio, non sarà mica una fregatura? Riscriverla proprio quando alcuni la considerano già decaduta e comunque alla vigilia del parere della Corte Costituzionale richiesto con il ricorso del gip Ruberto che significato ha?
Non sarà mica che in questo modo si evita il rischio di lasciare Mittal senza quel salvacondotto che era stato concordato in sede di contratto di acquisizione di Ilva? Se sono vere le anticipazioni sulla riscrittura della norma che garantirà comunque l’immunità ai responsabili di Mittal nell’ambito dell’applicazione del piano ambientale, allora la fregatura sarà proprio palese.
In questo caso ci ritroveremmo con una norma nuova, non troppo diversa negli effetti pratici dalla precedente, e su cui la Cassazione non potrebbe per ora intervenire. Ci sarebbe cioè bisogno di ricominciare da capo l’iter messo in moto dal ricorso attuale.
Altri dubbi ci vengono per quanto riguarda la volontà annunciata di Di Maio di introdurre anche per gli impianti siderurgici l’obbligo della valutazione del danno sanitario preventiva (VIIAS). Tale provvedimento, fermo ora in parlamento come proposta di legge del Senatore Turco e in alternativa trasferibile in un decreto del governo, sarebbe subito applicabile al caso Taranto o necessiterebbe dei lunghi tempi di riscrittura di una nuova AIA per lo stabilimento siderurgico?
In pratica, i cittadini di Taranto per quanto tempo ancora saranno trattati come cavie da laboratorio su cui solo a posteriori si valuta il danno sanitario? Dubbi su dubbi che ci lasciano perplessi. Come per esempio ci lascia perplessi il racconto delle bonifiche che procedono al meglio. Ma davvero è così?
Il Mar Piccolo, la falda, i tanti terreni contaminati torneranno presto come dovrebbero essere e cioè non inquinati? È davvero possibile bonificare Taranto senza chiudere le fonti inquinanti? A questo avremmo voluto che rispondesse chiaramente il Commissario per le bonifiche dott.ssa Corbelli, ma qualcuno avrebbe dovuto fargliela la domanda e non ci pare che Di Maio avesse alcuna intenzione di approfondire troppo sulla faccenda.
Dialogo con cittadini e associazioni: serve a qualcosa? La dichiarazione con cui il ministro capo del M5S ha ribadito l’assoluta volontà di non chiudere l’acciaieria di Taranto lascia spazio a possibilità di dialogo? Di Maio ha per caso mai parlato di tempi certi per la chiusura di Mittal a Taranto? Ha mai preso in considerazione il Piano Taranto di riconversione e bonifiche su cui le associazioni lavorano ormai da tanto?
Cosa si intende per dialogo? La possibilità di dare spazio alla denuncia e alla protesta senza che questo porti a concrete modifiche dell’azione governativa che senso ha? Il dubbio atroce è che ancora una volta su Taranto tutto si decida altrove e qui si dia spazio solo alle illusioni.
Tante parole belle e accattivanti come dialogo, riconversione, crescita culturale, attenzione alla salute, risanamento, restano qui a Taranto concetti vaghi di cui ci riempiono la testa da anni. Il fumo dell’altoforno 4 ci riporta alla realtà quotidiana che a livello nazionale raramente non viene raccontata.