TARANTO – Siamo ambientalisti, brutti, sporchi e allarmisti. Spaventiamo la popolazione con le nostre denunce e ingeneriamo caos nella società. Facciamo casino, insomma e questo non piace alle istituzioni. Dovremmo stare zitti, attenerci solo alle dichiarazioni ufficiali degli enti istituzionali preposti al controllo ambientale e alla tutela della salute.
Questa forse la convinzione di qualche nostro rappresentante in Parlamento che con una giravolta degna della prima ballerina del Bolshoi si è adeguato agli standard governativi che fanno da sempre di Taranto una colonia dell’Impero. Dov’è l’emergenza a Taranto? Forse vi sono avvelenamenti di massa con gas nervino? La gente cade per caso improvvisamente a terra rantolante e in preda ad atroci spasmi? Niente di tutto questo, tranquilli.
Al massimo vi è qualche morto in più per tumore e qualche malato in più di cuore. Ce lo dicono le statistiche, ma quelli sono numeri, mica persone, e neanche si vedono. E poi, ci rassicura la Asl, gli eccessi di mortalità sono in calo, perciò non creiamo allarmismi.
Vorrei ricordare al nostro rappresentante in Parlamento che fino all’altro ieri era in prima fila tra gli allarmisti, che proprio grazie alle denunce dei privati cittadini si è sollevata la questione ambientale a Taranto. Prima che qualcuno non evidenziasse la presenza di diossina in alcuni alimenti attraverso l’analisi di un pezzetto di formaggio impregnato di questo inquinante, nessuna istituzione aveva messo in atto misure specifiche di tutela per la nostra salute rispetto a questo rischio alimentare specifico.
Se non fosse per gli allarmismi, probabilmente mangeremmo ancora latte e formaggi contaminati, cozze allevate in Mar Piccolo, lumache raccolte nei terreni intorno all’area industriale. E se non fosse stato per la pressione esercitata sulla magistratura da parte di pericolosi allarmisti, probabilmente lo stesso processo “ambiente svenduto” non avrebbe mai preso il via.
Cosa dovrebbero fare quindi gli ambientalisti? Dovrebbero stare buoni buoni, fidarsi dei bollettini ufficiali delle istituzioni e non disturbare chi fa politica seriamente e lavora per il bene della città in Parlamento. A Taranto, tutto sommato, le cose vanno meglio.
L’inquinamento aumenta, è vero, ma sempre entro i limiti di legge. La città è in parte inquinata nel suolo e nella falda, ma tanto lo era già prima. Stessa cosa per il mare. La mortalità e la morbilità restano sopra le attese, ma questo avviene con la certificazione di una buona qualità dell’aria. Perciò non disturbiamo il manovratore che siede in Parlamento e lasciamolo lavorare per il nostro bene.
Ora poi arriveranno i finanziamenti per la riqualificazione del centro storico e per il rilancio della città. Ma sono gli stessi soldi già promessi almeno dieci volte negli ultimi cinque anni? Fatemi capire, sono sempre gli stessi soldi che devono arrivare e che non arrivano mai? Sono quelli che aveva promesso Calenda? E questi soldi c’entrano qualcosa con la promessa di chiusura delle fonti inquinanti?
Sono un contributo “a prescindere” o sono una specie di risarcimento alla città? Quindi, ripetiamo tutti insieme: NON DEVO CREARE PIÙ ALLARMISMI. A TARANTO NON VI È ALCUNA EMERGENZA. DEVO FIDARMI DELLE ISTITUZIONI. NON DEVO CONTRADDIRE I MIEI RAPPRESENTANTI IN PARLAMENTO CHE LAVORANO PER ME. NON DEVO FARE POLITICA.
Giuseppe Aralla
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