Ex Ilva, domanda a Mittal: sei proprio sicuro di ciò che fai?
Se fossi un amico di Mittal e magari uscissi una sera con lui per andare a mangiare una pizza, gli direi: “Ma sei proprio certo di quel che fai? Ti conviene davvero investire i tuoi soldi a Taranto? Guarda che il rischio è quello di fare prima o poi la fine dei Riva”.
Sicuramente Mittal non si spaventerebbe e probabilmente, forte del suo impero finanziario, mi direbbe che ne ha già passate tante le sue imprese rispetto a quel che sta avvenendo a Taranto. L’Italia è però un Paese molto strano e la politica fa presto a cambiare idea.
E allora, non è da escludere che se, fino ad ora, tutti i principali partiti nazionali hanno fatto, una volta al governo, il tifo per l’acciaio di Taranto, scartando qualunque ipotesi di chiusura del siderurgico, potrebbero fare presto a cambiare idea.
È già successo una volta che i partiti hanno preso le distanze dal padrone, in quel caso Riva, che all’improvviso, da benefattore e in qualche caso addirittura sponsor elettorale, è diventato inquinatore senza scrupoli, tanto pericoloso da espropriargli addirittura l’azienda. In meno di cinque minuti Riva è diventato il nemico pubblico numero uno per la politica italiana che prima gli aveva quasi regalato l’Italsider e poi, dai banchi del governo, non aveva svolto adeguatamente il compito di controllo sul privato.
Caduti in disgrazia i Riva, la politica ( o i poteri forti?) sono comunque riusciti a mantenere in piedi l’Ilva, malgrado tutti i problemi strutturali, economici ed ambientali. Ilva, secondo la politica che conta, serviva all’Italia per una serie di ragioni di carattere economico e sociale che non affronteremo qui.
Mittal è arrivato come un salvatore della Patria, con i suoi bei soldini e con tanta voglia di acquisire quote di mercato in un mondo che diventa sempre più piccolo. Ma non è che gli hanno tirato una “sola” a Mittal?
Il pericolo che corre è che, se l’onda della protesta e dell’indignazione crescessero ulteriormente a Taranto e non solo qui, quella stessa politica che lo ha accolto a braccia aperte, potrebbe girargli del tutto le spalle, incominciando magari a togliere l’immunità penale per la gestione dell’acciaieria.
A quel punto, a trasformarsi da benefattore a pericoloso inquinatore il passo è breve. Perciò, caro Mittal, hai davvero fatto bene i tuoi conti? Sei davvero certo di riuscire a rendere l’ex Ilva un gioiellino tecnologico eco compatibile e non pericoloso per la nostra salute? Non è che ci vuoi ripensare? Forse sei in tempo, ancora non hai speso tanto! Perché non chiudi, per esempio, l’area a caldo?
Magari potresti fare a Taranto quel che è già stato fatto a Genova. Oppure potresti proporre un modo alternativo di produrre acciaio. Insomma, un imprenditore del tuo calibro potrebbe forse avere l’idea giusta per salvare la nostra città. Il consiglio spassionato che ti do’ è di non credere troppo negli accordi e nei contratti con il governo.
In Italia il vento cambia spesso e quel che oggi può sembrare una certezza, domani potrebbe essere spazzato dall’opportunismo della politica, sempre capace di cavalcare l’onda che adesso sta crescendo a Taranto.