Ex Ilva, Legambiente dopo l’incontro con ArcelorMittal: si volti pagina
«Siamo stanchi di assistere alle morti che si susseguono negli anni. Ad ArcelorMittal chiediamo di andare oltre gli obblighi sanciti dal Piano Ambientale e gli impegni assunti con l’Addendum. Chiediamo che si effettuino tutti gli interventi necessari per permettere a chi lavora nello stabilimento siderurgico di farlo in sicurezza. Chiediamo che si volti pagina rispetto agli eccessi di mortalità rilevati a Taranto dall’equipe dell’epidemiologo Francesco Forastiere, che mostrano relazioni con l’inquinamento di origine industriale. Chiediamo che si metta fine a una mattanza infinita».
È il commento di Francesco Tarantini e Lunetta Franco, presidenti di Legambiente Puglia e Legambiente Taranto, a margine dell’incontro di ieri presso Legambiente Puglia con i rappresentanti di ArcelorMittal Italia, tra cui Patrizia Carrarini, Direttore Comunicazione e Responsabilità Aziendale.
Legambiente ha ribadito all’azienda la necessità di intervenire adeguatamente anche in assenza di obbligo della V.I.I.A.S. (valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario) per gli stabilimenti siderurgici, rendendosi disponibile a valutarne gli esiti, sottolineando che la mancanza di obbligo non significa un divieto. È necessario rivedere i tempi e gli interventi previsti per le cokerie, inadeguati per l’associazione ambientalista, per ridurre l’impatto delle loro emissioni sui cittadini e sull’ambiente, assumendo impegni che vadano ben oltre il Piano Ambientale.
L’incontro segue la risposta di Matthieu Jehl, Amministratore Delegato ArcelorMittal, e di Patrizia Carrarini, alla richiesta di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Francesco Tarantini e Lunetta Franco, di effettuare la V.I.I.A.S., sollecitando l’azienda a esprimersi con trasparenza sulla valutazione dell’impatto sanitario dell’impianto.
Richiesta rimasta senza risposte, sia dal precedente che dall’attuale Governo. La V.I.I.A.S. è però indispensabile per fornire valutazioni supportate scientificamente circa i rischi sanitari connessi all’attività del siderurgico, anche ad A.I.A. completamente attuata, a fronte di dati sanitari che mostrano da tempo, in modo inconfutabile, i danni alla salute procurati dalle emissioni inquinanti.
Alla richiesta di V.I.I.A.S. i rappresentanti di ArcelorMittal avevano risposto esprimendo l’auspicio di una interlocuzione diretta e fruttuosa, ma specificando soltanto che la valutazione di Impatto Sanitario (VIS) non si applica agli stabilimenti siderurgici sulla base della normativa vigente, indicando l’intenzione di fornire un pieno supporto alle autorità sanitarie competenti per la procedura di Valutazione del Danno Sanitario (VDS), in osservanza dei criteri definiti dal Decreto Ministeriale del 24 Aprile 2013. L’associazione ambientalista ha sottolineato che la VDS è una verifica fatta a posteriori utilizzando criteri oltremodo permissivi e inadeguati alla drammatica situazione sanitaria di Taranto.
Legambiente ha inoltre ribadito che gli esiti della valutazione preventiva del danno sanitario, resi pubblici da ARPA Puglia nel maggio 2012 a fronte delle prescrizioni contenute nella Autorizzazione Integrata Ambientale, evidenziavano il persistere di rischi anche ad A.I.A. completamente attuata. È quindi necessaria, secondo l’associazione, una V.I.I.A.S. che valuti a tutti i livelli lo scenario che consegue dall’attuazione degli interventi previsti dall’attuale Piano Ambientale, sia in riferimento alla capacità produttiva indicata nell’Addendum (8 mln/ta) che a capacità inferiori e a diversi mix di processi produttivi.
Durante l’incontro l’associazione ambientalista ha rimarcato l’inadeguatezza di quanto previsto per le cokerie, tra le principali fonti inquinanti dello stabilimento, a partire dai tempi di attuazione degli interventi, che risultano oltremodo dilatati rispetto alla vecchia A.I.A., come già evidenziato nelle Osservazioni al Piano ArcelorMittal. Ha ribadito la richiesta, contenuta anch’essa nelle Osservazioni, di innovazioni tecnologiche volte a eliminare o ridurre l’utilizzo di coke; la necessità di chiudere le batterie più inquinanti allo scopo di ridurre le emissioni di polveri, IPA e altre sostanze; il rifacimento completo delle batterie per ottenere maggiore efficienza e minori emissioni; l’implementazione di un sistema di monitoraggio tramite l’installazione di nuove centraline in prossimità delle batterie, di videocamere mirate al controllo delle emissioni sia fuggitive che convogliate.
«Se le rilevazioni condotte nel quartiere Tamburi dalle centraline ARPA confermano l’assenza di superamenti dei parametri previsti dall’Unione europea, quindi di specifici fenomeni emissivi pericolosi per i cittadini – ha affermato Legambiente – i dati rilevati nello stabilimento a gennaio e febbraio scorsi mostrano tuttavia un incremento delle concentrazioni di benzene, ipa e acido solfidrico – rispetto al medesimo periodo del 2018 – che non lascia tranquilli, soprattutto in virtù dell’aumento di produzione previsto. Ci preoccupa inoltre l’incremento della diossina rilevata nei deposimetri di Masseria Carmine. Chiediamo ad Arpa e Ispra di ridurre il più possibile i tempi necessari per gli accertamenti, verificando fonti e cause, tenuta e funzionamento degli impianti a fronte delle criticità emissive già rilevate da Arpa nei mesi scorsi, e di comunicarne tempestivamente gli esiti, mentre ad ArcelorMittal ripetiamo che la rigorosa applicazione delle prescrizioni AIA non è altro che l’esecuzione di quanto previsto dall’attuale normativa».
Legambiente ha concluso l’incontro sottolineando che un dialogo costruttivo può muovere solo a partire dell’attuazione della V.I.I.A.S. e di interventi più incisivi rispetto alle cokerie. La Dott.ssa Patrizia Carrarini ha dichiarato che il management ArcelorMittal valuterà le richieste dell’associazione.