“Chiudono i negozi nel centro di Taranto, sempre più deserto”
“Non è più il centro di una volta. Ma non è nemmeno più il centro di dieci anni fa. Con il passare degli anni il cuore della città ha cambiato letteralmente volto dal punto di vista commerciale, stravolgendo completamente una fisionomia che era rimasta quasi immutata dal secondo dopoguerra. Tantissime insegne di un tempo non ci sono più, si sono spente per sempre”. L’amara constatazione arriva da Confartigianato Taranto. Di seguito la nota stampa integrale.
Altri negozi, invece, hanno preferito lasciare il borgo per spostarsi nelle due gallerie commerciali. Si assiste allibiti ad una vera e propria emorragia, i numeri sono impietosi e costantemente in picchiata; non si preserva neppure la memoria storica mantenendo le vecchie insegne.
Via D’Aquino e via Di Palma, ad esempio, sono ormai diventate «preda» delle catene di marchi nazionali in «franchising», tutti forestieri ovviamente. Altri ancora resistono solo pochi mesi prima di abbassare la saracinesca. Il risultato è che i locali vuoti sono sempre di più, ed in tutta la città. Una strage. Eppure ci si meraviglia ancora nell’apprendere oggi della chiusura di tizio e domani di quella di caio.
Taranto sta vivendo un momento di declino pesantissimo, ci spiace doverlo rimarcare, e l’intero borgo è calato moltissimo. Tranne che in poche “sacche di resistenza”, è chiaro che il consumatore ora si rivolge spontaneamente, o meglio automaticamente, ai centri commerciali ed i negozi del centro, che si attestano su quegli standard qualitativi, ne risentono, mentre è chiaro che la grande distribuzione danneggia molto meno quei pochi esercizi che vendono merce di qualità più elevata. Ma il problema non è solo la concorrenza dei più grandi.
C’è anche la crisi, di cui risentono tutti, il cui peso sugli incassi in calo è notevole. Fatto sta che la città si è impoverita, con il conseguente aumento del degrado, anche in pieno centro, dove i clienti sono diminuiti sempre più perché non è più meta di passeggio e di acquisti. Ma quali sono i motivi della disfatta? Un mix micidiale di condizioni che annienta anche psicologicamente l’imprenditore:
– l’affitto troppo alto, con cifre addirittura ancora fuori da ogni logica;
– fortissima la nuova concorrenza del commercio on line, dove sono ancora pochi gli imprenditori locali che reagiscono provando a competere anch’essi in quel mercato;
– cronica carenza di parcheggi (tra l’altro a pagamento) che si abbina ad una incorreggibile attitudine dell’avventore a voler parcheggiare l’auto proprio davanti al negozio, mentre nei centri commerciali trova il parcheggio comodamente e gratuito;
– pesante concorrenza sleale in un mercato dominato dalla contraffazione delle merci, dall’abusivismo e dal lavoro nero, sia nel commercio che nell’artigianato;
– mancata riqualificazione delle proprie aziende;
– incapacità di attirare gente con idee innovative;
– molto spesso rassegnazione anziché la voglia di rimboccarsi le maniche.
Come Confartigianato abbiamo purtroppo la convinzione che nel corso degli anni scorsi l’acuirsi di questo fenomeno, denunciato periodicamente, non sia stato preso in seria considerazione dalle istituzioni locali che ci hanno governato.
Il mercato del commercio è andato mano mano cambiando, i consumatori hanno modificato il loro modo di acquistare. Tra centri commerciali e l’aggiunta dell’ e-commerce è diventata durissima per i negozianti ed artigiani. Ed allora torna sempre a bomba il nostro cruccio: ma come si è potuto permettere l’apertura di un centro commerciale di quelle dimensioni praticamente a ridosso del centro abitato?
Chi doveva proteggere i commercianti perchè non lo ha fatto? Addirittura abbiamo dovuto assistere anche ad un ampliamento delle loro superfici! La città inerme. Tanto le risposte non arriveranno mai e la frittata è ormai fatta e stecchita. Ma non è questo l’unico problema.
Purtroppo c’è rimasto poco da salvare, ma la dignità dell’imprenditore e di una categoria economica va tutelata sempre e comunque. Ora come associazioni di categoria abbiamo il dovere, insieme, di instaurare un dialogo costruttivo con questa nuova Amministrazione comunale, nella quale dobbiamo riporre la nostra speranza e fiducia, per affrontare una volta per tutte problematiche ataviche come quella dei parcheggi, della scarsa offerta di svago, della viabilità, dei tributi locali, del decoro urbano, puntando a suggerire e sostenere scelte politiche in grado di facilitare l’arrivo di clienti in centro ed iniziative che fungano da attrattiva.
Serve una programmazione ed un piano di investimenti, un segnale forte di attenzione, adesso o sarà troppo tardi, alla piccola impresa del commercio e dell’artigianato, come ad esempio un incentivo per restare al borgo, contrastando la delocalizzazione altrove offrendo opportunità a che c’è già ed a chi vuole affacciarsi al cosiddetto salotto buono della città.
Tutto ciò, come Confartigianato, lo faremo presente anche nel Distretto Urbano del Commercio di Taranto nel quale siamo entrati a farne parte per dare una mano nel rendere davvero efficace questo strumento in favore dell’economia cittadina.
Poi l’ultimo pensiero lo vogliamo rivolgere ai cittadini, ai consumatori: sono tantissime le persone che preferiscono farsi qualche chilometro in auto anche per comprarsi solo una maglietta o semplicemente la cena anziché provvedere nei negozi e nelle botteghe sotto casa, così come sono già tantissimi gli affezionati degli acquisti on line, che comprano prodotti per la casa, vestiti e persino fanno la spesa sul web.
Ricordiamoci tutti che la comodità non si pagherà solo con gli euro ma anche con i posti di lavoro. I nostri ragazzi domani non riusciranno a trovare lavoro nei negozi, perché i negozi già domani non ci saranno più. Per non parlare dei valori degli immobili. Chi comprerebbe casa in un luogo dove la maggior parte dei negozi ha la serranda abbassata? Nel deserto.