Tutto sommato sarebbe normale dichiarare illegittima l’immunità penale per i nuovi padroni di Ilva. Se qualunque cittadino acquistasse un’automobile usata e questa fosse fuori regola magari perché ha i fari rotti o non ha passato la revisione, al primo controllo della polizia gli verrebbe immediatamente sequestrata, perché la legge non permette eccezioni.
La legge imporrebbe il fermo dell’auto fino a quando il proprietario non effettuasse gli interventi necessari ed obbligatori per tutelare la sicurezza stradale di chi guida e degli altri.
Perfino un’ambulanza, un camion dei vigili del fuoco o un bus di linea urbana devono sottostare alle norme di sicurezza e poco importa se un loro eventuale sequestro può comportare disagi per la popolazione.
Garantire l’immunità, seppur a tempo, ad una industria non in regola con le norme anti inquinamento e di sicurezza è un grave vulnus al diritto costituzionale, una bruttura che lede i principi stessi su cui si fonda la Giustizia in Italia.
La sospensione di questa norma avrebbe spaventato gli acquirenti di Ilva? E chi se ne frega! Viene prima di tutto la salute di lavoratori e cittadini di Taranto. Se il nostro acciaio è davvero strategico per l’economia nazionale, si fermino gli impianti per il tempo necessario a mettere tutto a norma e ad effettuare le bonifiche di tutta l’area industriale.
Troppi anni sarebbero necessari per eseguire le opere di messa a norma e troppi soldi dovrebbero essere spesi per un’industria che intanto non produrrebbe? Non è questione che interessa la nostra comunità, ma è un problema che deve risolvere la politica.
Non possiamo prevedere quale sarà la decisione della Corte Costituzionale rispetto al parere richiesto dal gip di Taranto Ruberto, ma immaginiamo che nel giudizio debba necessariamente pesare la recente sentenza del Tribunale dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo che ha riconosciuto il danno alla persona che i cittadini subiscono da anni per colpa di uno Stato incapace di tutelarli dall’impatto che la grande industria provoca sulla salute.
In precedenza la Corte Costituzionale si è già espressa due volte su altrettanti decreti su cui era stato richiesto parere. L’orientamento della Corte sembra essersi abbastanza modificato negli anni e, rispetto ad un netto parere di legittimità che essa esprimeva sul primo DL che bloccava il sequestro degli impianti nel 2012, nell’ultima sentenza 58/2018, essa ha bocciato severamente un DL del Governo successivo ad un incidente mortale di un lavoratore.
La Corte sembrerebbe, in sostanza, non approvare più il continuo ricorso a Decreti Legge che scavalcano norme costituzionali e soprattutto il Parlamento, espropriato del Potere Legislativo da un Esecutivo sempre più prevalente.
Questo cambio di rotta della Corte Costituzionale, unito all’impatto mediatico della sentenza di Strasburgo, ci fa ben sperare in un parere favorevole all’annullamento dell’immunità penale garantita dal governo ai nuovi proprietari dell’acciaieria. Chissà che la Giustizia non riesca a porre rimedio agli errori di una politica sempre incapace di rendere Taranto una città NORMALE.
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