Arriva il 2019: anno zero per Taranto e per i suoi progetti di rinascita
Sebbene nel calendario gregoriano non sia mai esistito l’anno zero, potremmo così definire il 2019 per Taranto. Le ragioni per affermarlo sono varie e possono indurre nel lettore ottimismo o pessimismo a seconda del grado di fiducia e speranza che ognuno di noi ha per il futuro.
Anno zero, infatti, è un modo per definire una situazione ancora ferma al punto di partenza e nello stesso tempo un augurio per qualcosa che può solo migliorare.
Possiamo quindi decidere insieme che significato dare a vari aspetti della vita cittadina e convincerci o meno che dopo l’anno zero seguiranno un anno uno, due, ecc.
Sicuramente il 2019 sarà l’anno zero per l’acciaieria tarantina che riparte con la nuova gestione ArcelorMittal che scommette nella possibilità di una migliore convivenza con la città.
Copertura del parco minerali, rifacimento di alcuni impianti produttivi e promessa di rispetto del cronoprogramma del piano ambientale sono il biglietto da visita della nuova società che vorrebbe crearsi una immagine diversa da quella della precedente gestione Riva.
Anno zero anche per la lotta ambientalista a Taranto che, proprio quando sembrava stesse per raggiungere il suo obiettivo storico, ha visto riportare indietro le lancette del tempo, ritrovandosi una grande industria più solida di prima, grazie anche a politiche nazionali che l’hanno favorita.
Più in generale Taranto sembra essere ancora all’anno zero per l’utilizzo delle fonti energetiche fossili. La città ha il record nazionale di utilizzo di carbone e petrolio nelle sue industrie che si posizionano saldamente, come avviene ormai da decenni, ai primissimi posti della classifica dei produttori nazionali ed europei di CO2.
Il previsto incremento del traffico di petroliere conseguente alla completa realizzazione del progetto Tempa Rossa rafforzerà ancora di più l’artificiosa vocazione di Taranto “Capitale del fossile”.
Porto e imprenditoria continuano ad essere fermi al palo e troppo dipendenti dall’industria. La diversificazione resta un auspicio e in tal senso si spera che il progetto di riqualificazione del porto e l’arrivo di Yilport favoriscano sulle banchine un aumento del traffico commerciale attualmente appiattito quasi del tutto sulle movimentazioni di merci e materie prime di ArcelorMittal.
Incentivazioni per le nuove imprese e coraggio da parte degli imprenditori disposti a rischiare capitali potrebbero smuovere un’economia stagnante che ci porta ad essere tra le città con un basso reddito pro capite e con più alta disoccupazione giovanile.
Anno zero anche per l’Amministrazione comunale che, dopo un anno dominato dall’ambigua presa di posizione sulla vicenda di ex Ilva, ora punta ad una serie di iniziative di riqualificazione della città grazie allo stanziamento di fondi regionali ed europei.
Nuovo piano urbanistico, riqualificazione del quartiere Tamburi con creazione di un secondo lungomare e una foresta urbana, rilancio della Biblioteca Acclavio e creazione di un nuovo centro culturale presso la masseria Solito, ristrutturazione di alcuni palazzi storici: dovrebbero essere alcuni dei principali obiettivi della amministrazione Melucci che risulta però indebolita da divisioni interne alle forze di maggioranza, tanto marcate da comprometterne la tenuta stessa.
Cultura e sport vanno quasi sempre di pari passo nelle classifiche sulla qualità della vita nelle città e su questi due aspetti Taranto è davvero all’anno zero. Sarebbe auspicabile e necessario per una migliore evoluzione cittadina investire su questi due strumenti di crescita collettiva.
L’eventuale partecipazione di Taranto, in consorzio con altre città pugliesi, ai XX Giochi del Mediterraneo, potrebbe favorire la costruzione e la ristrutturazione di un certo numero di impianti sportivi attualmente insufficienti per i bisogni della popolazione.
Forse più complicato sarà invece l’implementazione dell’offerta culturale e in particolare universitaria. Sotto questo punto di vista, Taranto è ancora troppo dipendente da Bari e non è mai riuscita ad ottenere quell’autonomia gestionale necessaria per migliorare l’offerta di facoltà e corsi di specializzazione in modo da trattenere i giovani che molto spesso lasciano la città per motivi di studio contribuendo a quel calo demografico che è ormai una tendenza degli ultimi anni.
Anno zero il 2019 sarà sicuramente per i trasporti tarantini per i quali possiamo solo sperare in un miglioramento che, in verità, dovrebbe riguardare tutto il Sud, ma che da noi è davvero necessario, visto lo stato della linea ferroviaria (indietro di qualche decennio rispetto al Nord) e la mancanza di un aeroporto cittadino.
Vorremmo sperare in un anno zero anche per quanto riguarda i dati sanitari e in particolare tumorali nella nostra città. Mortalità e morbilità oltre le normali aspettative in tutte le fasce di età della popolazione ci indicano, ormai da anni, che l’emergenza inquinamento non è certo finita a Taranto e che il prezzo pagato dalla popolazione per scelte a scelte altrui è alto.
Vedremo solo tra qualche anno quale sarà l’impatto attuale della grande industria “ambientalizzata” sullo stato di salute della popolazione che comunque già paga lo scotto di vivere in un territorio in buona parte inquinato e che, proprio per questo, avrebbe forse meritato scelte politiche diverse da quelle intraprese.
Un riferimento al Mar Piccolo è d’obbligo. L’anno zero dura da tanto per il nostro mare interno che soffre per l’impatto della grande industria che altera l’equilibrio dei naturali flussi di corrente a causa del prelievo di milioni di metri cubi di acque ad uso industriale e che è in buona parte interessato da un inquinamento diffuso soprattutto di diossine, PCB e metalli pesanti.
Da qualche anno è proibito allevare, se non nelle prime fasi di crescita, i mitili nel primo seno del Mar Piccolo. Ipotizzare una prossima ed efficace bonifica di questo mare è assai azzardato e improbabile senza la preventiva chiusura delle fonti inquinanti.
Siamo quindi ottimisti o pessimisti per l’anno che verrà? Certamente i motivi di pessimismo e delusione sono tanti, ma chissà se Taranto non riuscirà a migliorare proprio perché tante cose vanno male. Ci ritroveremo tra un anno a ragionare su come sarà andata.
Un’ultima riflessione la facciamo sul nostro Inchiostroverde.it. Anche per noi è l’anno zero e non certo perché iniziamo oggi il nostro impegno di informazione locale. È l’anno zero perché da qui ripartiamo dopo una riflessione su diverse questioni. Libertà di informazione e indipendenza da tutti i padroni sono il nostro motto che ci rende orgogliosi di ciò che offriamo ai lettori ma, nello stesso tempo, fragili.
Siamo una voce piccolissima in una realtà di notizie gridate spesso con arroganza dal più forte. Non pretendiamo certo di essere la voce della verità ma, credeteci, ce la mettiamo tutta per non subire interferenze.
Inchiostroverde.it è un sito che si occupa soprattutto di ambiente e chi vi scrive, ovviamente, è sensibile alle problematiche ambientali. Anche noi, come chi in generale fa parte del mondo ambientalista locale, abbiamo subìto il contraccolpo psicologico di alcune situazioni che condizioneranno il futuro di Taranto per i prossimi anni e come tutti ci siamo interrogati sull’utilità del nostro impegno.
Vale la pena lottare se nulla cambia e il supporto esterno al nostro impegno è ancora carente? Questa la domanda che ci siamo fatti e che ci avrebbe potuto portare facilmente alla resa. E invece no. La coscienza ambientalista cresce a Taranto e, malgrado tutto, siamo sempre di più e sempre più informati. E, tutto sommato, anche la nostra voce può contribuire a far crescere le idee o almeno ci speriamo.