Ex Ilva, siamo davanti ad un’emergenza democratica
A Taranto, forse non ce ne siamo accorti, siamo in emergenza democratica. Questo viene da pensare dopo aver partecipato al convegno “Ilva: immunità prevista dal decreto legge 1/2015 e successive modificazioni”.
All’incontro, organizzato a Taranto da Verdi e DeMa, accreditato dall’Ordine degli Avvocati e moderato dal capo redattore della Gazzetta del Mezzogiorno Mimmo Mazza, hanno preso parte il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il costituzionalista Nicola Grasso, l’avvocato e consigliere giuridico per questioni ambientali della Regione Puglia Rocco de Franchi, e Angelo Bonelli portavoce dei Verdi. Assente il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che è stato comunque rappresentato dall’avvocato Maria Giovanna Castaldo.
Molto tecnica e completa la relazione del prof. Grasso che ha analizzato due sentenze della Corte Costituzionale riferite ad altrettanti ricorsi in opposizione a due tra i numerosi decreti “salva Ilva”.
Il problema che ha evidenziato il prof. Grasso insieme ad altri costituzionalisti è che a causa dei tanti decreti e loro successive conversioni in legge con voto di fiducia, il Potere Esecutivo ha prevalso sugli altri due Poteri (Giudiziario e Legislativo).
La volontà assoluta del governo di mantenere in attività una industria inquinante si è fatta legge, creando un pericoloso precedente in Italia. I vari decreti su Ilva più che leggi di carattere generale sono piuttosto provvedimenti ad hoc specifici per un determinato indirizzo e anche questo è un fatto abbastanza anomalo nella legislazione italiana.
La Corte si è espressa sul DL con cui, nel 2012, il governo contrastava il provvedimento di sequestro degli impianti della Procura di Taranto, ritenendo Ilva industria strategica per gli interessi nazionali (senza peraltro che questo risultasse in un atto amministrativo precedente) e giudicandolo costituzionale.
Questa sentenza, molto contestata da esperti di diritto costituzionale, è stata in un certo senso una novità nella storia della giurisprudenza repubblicana. La Corte Costituzionale, con sentenza 85/2013 promuove in sostanza il provvedimento del governo, facendo pesare, su una ideale bilancia, il diritto al lavoro sul diritto alla salute e quindi alla vita.
La Corte specifica che il diritto alla salute, seppur identificato in Costituzione come diritto fondamentale, non può prevalere, altrimenti in tutti i casi di contenzioso diverrebbe un diritto “tiranno”.
La Corte inoltre demanda, in questa sentenza, all’attuazione futura dell’AIA il compito di equilibrare i diritti al lavoro ed alla salute. Sappiamo però che l’attuazione dell’AIA subirà negli anni varie proroghe, fino ad arrivare a quella attuale che pone come limite il 2023 per completarla.
Nel 2015, in seguito ad un incidente mortale sul lavoro, arriva un altro sequestro degli impianti da parte della Magistratura di Taranto e puntualmente arriva l’ennesimo DL del governo per contrastarne gli effetti.
Questa volta la Corte Costituzionale corregge decisamente il tiro rispetto al 2013 e con sentenza 58/2018 boccia sonoramente il DL del governo, dichiarando il diritto alla sicurezza prevalente su quello al lavoro. Questa sentenza ci fa ben sperare per eventuali futuri giudizi su cui la Corte Costituzionale potrebbe esprimersi.
A proposito invece dei DDLL 1/2015 e 98/2016 che stabilivano l’immunità penale ed amministrativa per i commissari straordinari e per affittuari ed acquirenti di Ilva, il prof. Grasso non ha escuso che la Corte Costituzionale possa, qualora intepellata, bocciare questi DDLL se ritenesse tale norma non rispondente a criteri di eccezionalità e urgenza.
Aspettiamo quindi che un magistrato prima o poi, impossibilitato a procedere contro un beneficiario di immunità, richieda il giudizio della Corte Costituzionale sul DL. Secondo il prof Grasso, il susseguirsi di tutta una serie di leggi provvedimento ha determinato un vero e proprio decadimento della nostra cultura giuridica.
L’Italia sta regredendo sotto questo aspetto e in generale l’attenzione all’ambiente viene spesso posta in secondo piano. Molto duro l’avvocato Rocco de Franchi nel suo intervento in cui ha espresso, in modo più colorito, il disappunto per una perdita di certezza del diritto nella città di Taranto.
Di Ilva non si deve parlare più e tutto viene rimandato al contratto sottoscritto tra sindacati e Mittal. Ciò che è legge e diritto in una qualunque città italiana non vale a Taranto. La normalità è stata negata in riva allo Jonio per colpa delle istituzioni. La Regione è stata inoltre estromessa da qualunque potere di controllo su Ilva.
La fabbrica sta inquinando come nel 2016, forse anche più perhé sembra stiano andando a manetta, dice De Franchi. La macchina della propaganda governativa è in funzione per Taranto. Si dice per esempio che da quando è fermo AFO 5 tutto va meglio da un punto di vista delle emissioni non parlando, per esempio, dei dati di incidenza di tumori nei bambini che sono del 30% più alti del normale.
De Franchi ha poi toccato il controverso tema riguardante il ricorso al TAR del Lazio avverso il Dpcm del 2017 sul piano ambientale concordato dal governo con i futuri acquirenti di Ilva. Ricordiamo che tale ricorso fu presentato da Comune di Taranto e Regione Puglia, ma in seguito ritirato dal sindaco Melucci.
Il ricorso è ancora pendente malgrado il ritiro della richiesta di sospensiva da parte della Regione che ha motivato questa scelta come strategia processuale. De Franchi ha svelato il retroscena delle tante pressioni esercitate dal governo per far ritirare il ricorso a Comune e Regione in quanto, si è poi scoperto, eventuali problemi legati all’accoglimento dello stesso avrebbero negativamente influito sulla cessione di Ilva al privato.
Privato che viene a Taranto anche grazie alla norma sul l’immunità, così come candidamente ammesso dal suo amministratore che rispondeva ad una provocazione di Emiliano al MiSE.
Polemico inoltre De Franchi contro i senatori Cinque Stelle che hanno recentemente presentato una interrogazione parlamentare al governo sull’immunità penale per Mittal.
L’invito ai senatori è di trasformare l’interrogazione in una proposta di legge che preveda l’abolizione del l’immunità penale. Angelo Bonelli ha toccato polemicamente temi di carattere generale, quali i cambiamenti climatici e la gestione dei rifiuti, per evidenziare la scarsa attenzione e competenza del governo sulle questioni ambientali.
Lo stesso Di Maio, tanto attento alla salute dei bambini nella Terra dei fuochi, accetta che i bambini di Taranto vivano in un territorio in cui vige l’immunità penale per decreto. Taranto, dice Bonelli, assomiglia ad un malato grave a cui hanno praticato l’anestesia e che resta in una perenne attesa di intervento.
Non intervenire sull’immunità, perché così è scritto in un contratto, è una cosa davvero assurda. L’informazione dovrebbe svolgere meglio il suo compito mettendo in evidenza le contraddizioni di chi ci governa.
Bonelli spera che la Procura di Taranto voglia presto richiedere parere di costituzionalità sul l’immunità penale per Ilva che rappresenta un vulnus per democrazia e diritto. Il Presidente Emiliano infine ha messo in evidenza le “ acrobazie” che la Corte Costituzionale ha dovuto mettere in atto per seguire l’inadeguatezza del legislatore.
Come è potuto accadere che la Corte, di fronte a decreti che determinavano la sospensione di diritti come quello alla salute abbia permesso ciò? Questa in sostanza la riflessione amara di Emiliano che si è spinto a criticare la definizione stessa per Ilva di industria strategica, considerando che Ilva non è la sola a produrre acciaio in Italia e che ci sono nazioni in cui l’acciaio non si produce affatto.
Altro aspetto da considerare il vantaggio oggettivo che l’immunità penale per Ilva comporta in un mercato europeo globale. Questo aspetto verrà prossimamente portato da Emiliano a livello di Commissione Europea. Secondo Emiliano esiste una vera e propria lobby dell’acciaio, capace di interferire a livello di istituzioni e governi, di qualunque colore politico.
Renzi, Calenda, Di Maio, Salvini la pensano tutti alla stessa maniera su Ilva, secondo Emiliano. L’arrivo del nuovo governo non avrebbe di fatto modificato le politiche su Ilva. Democrazia e Diritto in parte sospesi a Taranto, queste le considerazioni che vengono fuori dal convegno.
Le istituzioni nazionali hanno imposto regole e procedure che in qualunque altra parte d’Italia sarebbero vietate. La produzione di acciaio e il suo business vengono prima della tutela della salute dei tarantini e della sicurezza dei lavoratori. Ci aspetteremmo una presa di posizione dei tanti giuristi che in passato sono stati pronti a difendere la Costituzione, anche nel recente referendum sulle riforme proposte da Renzi.