In greco significa “portatore di luce” ma il fosforo, elemento chimico non disponibile in natura allo stato elementare, materia prima indispensabile in ambito agricolo (per la produzione di fertilizzanti e quindi dei prodotti della nostra alimentazione), nonché componente fondamentale anche delle cellule umane, rischia di diventare “materia oscura” causa le difficoltà del suo reperimento da un lato, e la criticità legata alla sua dispersione nell’ambiente, dall’altro.

Non a caso, l’Unione Europea lo ha inserito nella lista delle materie critiche, mentre la gestione sostenibile del fosforo è stata individuata come il terzo dei limiti più critici del nostro pianeta.

Che fare? Il tema è da tempo nell’agenda della comunità scientifica e degli organismi politici internazionali. Per fare il punto su problematiche e soluzioni, l’appuntamento di riferimento è il terzo European Nutrient Event co-organizzato, tra gli altri, dall’azione di innovazione europea Horizon2020 SMART Plant, dall’European Sustainable Phosphorus Platform, dalla Piattaforma Italiana del Fosforo e dal Gruppo HERA, giovedì 8 e venerdì 9 novembre prossimi alla fiera di Rimini. Una due giorni che, dopo Berlino nel 2015 e Basilea nel 2017, si terrà quest’anno, e per la prima volta, in Italia, nell’ambito di Ecomondo, la grande manifestazione organizzata da Italian Exhibition Group dedicata all’economia green e all’economia circolare, giunta alla 22a edizione. Curatore è il professor Francesco Fatone, docente dell’Università Politecnica delle Marche, membro del comitato tecnico-scientifico di Ecomondo e coordinatore del progetto europeo Smart-Plant.

Una scelta non casuale: il terzo European Nutrient Event concentra infatti quest’anno l’attenzione proprio sui Paesi dell’area del Mediterraneo, a cominciare dall’Italia, dove sarà a breve istituita, come previsto dall’ultima legge di Bilancio, la Piattaforma Italiana del Fosforo con l’obiettivo di incoraggiare una legislazione adeguata e sempre più necessaria per il recupero e riuso del fosforo attraverso l’introduzione di modelli di gestione circolare dei cicli di depurazione delle acque reflue e dei rifiuti. Paesi come la Germania, Svizzera, Finlandia, Svezia e Danimarca hanno già legiferato sull’obbligo del recupero e gestione sostenibile del fosforo.

Come dimostra il progetto Horizon 2020 SMART-Plant (www.smart-plant.eu), a coordinamento Italiano, le tecnologie per il recupero di fosforo ed altri materiali di valore dal trattamento delle acque reflue sono ad oggi disponibili e già in corso di validazione presso impianti di depurazione esistenti, in Italia ed Europa. A frenare, soprattutto in Italia, percorsi di economia circolare sono le barriere o le incertezze legislative e regolatorie. Barriere ed incertezze hanno creato recentemente “l’emergenza fanghi”, ad esempio con la sentenza del Tar della Lombardia (20 luglio) che ha bloccato il riutilizzo in agricoltura dei fanghi prodotti dai depuratori. Analoghe problematiche si sono registrate anche in Toscana, dove si producono in media 10mila tonnellate di fanghi al mese.

In Italia, circa 5 milioni di tonnellate di fanghi vengono prodotti ogni anno dai depuratori. “Oggi la tecnologia sostenibile raggiunta da progetti come Smart Plant ci dice che è possibile trasformare i depuratori in impianti di recupero di materie rinnovabili che abbiano un valore ed un mercato: è necessario lavorare per riconoscere questo valore economico circolare, appurando al tempo stesso la sicurezza per la salute e per l’ambiente”,  sottolinea il professor Francesco Fatone.

Lo conferma l’innovativo impianto inaugurato lo scorso 12 febbraio a Carbonera, in provincia di Treviso: si tratta del più grande impianto dimostrativo in funzione in depuratori urbani in grado di recuperare, grazie ad innovative tecnologie, circa 1 chilogrammo al giorno di bioplastiche e 300 grammi di struvite (sale di fosforo) da fanghi di depurazione.