Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa di Legambiente Taranto.
C’è un museo promesso a Taranto, un grande polo culturale e turistico, che resta ancora nel libro dei sogni e corre il rischio di cadere nel dimenticatoio.
Per trovarne le prime tracce bisogna tornare all’ormai lontano 5 gennaio 2015 e ad uno dei tanti decreti salva Ilva poi diventato, a marzo dello stesso anno, legge dello stato italiano.
Nessuno sembra ricordarlo, ma all’articolo 8 di quel decreto, al terzo comma veniva scritto; “I Ministeri dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo e della difesa, previa intesa con la Regione Puglia e il Comune di Taranto, ….predispongono, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, un progetto di valorizzazione culturale e turistica dell’Arsenale militare marittimo di Taranto, ferme restando la prioritaria destinazione ad arsenale del complesso e le prioritarie esigenze operative e logistiche della Marina Militare.”
Da allora, di giorni, non ne sono passati sessanta, ma oltre milleduecentosessanta, e della realizzazione di quel progetto, tranne qualche fugace notizia apparsa sugli organi di informazione, non c’è traccia.
Secondo quanto riportato sul sito della Struttura di missione per il coordinamento degli interventi di sviluppo nell’area di Taranto, il progetto complessivo è stato approvato dal Cipe il 22 dicembre 2017 per un importo pari a 35,45 milioni di euro, e prevede la realizzazione di un polo museale all’interno dell’Arsenale. In particolare, sono previsti i seguenti interventi:
Per la “Prima Fase” del Progetto, sono stati assegnati 5,7 milioni di euro al Ministero della Difesa: 4,3 destinati alla progettazione e realizzazione del punto espositivo e di accoglienza e 1,4 per lo sviluppo della progettazione dei rimanenti interventi.
A marzo del 2018 non risultava speso neanche 1 euro. Né ci risulta che, ad oggi, sia cambiato nulla.
Al Ministro della Difesa, al Governo, chiediamo che le somme stanziate vengano spese al più presto e venga reperita la copertura finanziaria necessaria per realizzare tutti gli interventi previsti.
Rispetto agli impegni per Taranto ribadiamo la richiesta che, a partire dalla prossima legge di Bilancio, vengano ampliate le risorse messe a disposizione del Contratto Istituzionale di Sviluppo, con particolare riferimento alla bonifica territoriale, a partire da quella del Mar Piccolo, ferma al prologo costituito dalla pulizia dei fondali, e al restauro della Città Vecchia di Taranto, che sull’esempio di quanto fatto a Matera con il recupero dei Sassi, può essere- -insieme alla bonifica territoriale- uno dei motori di un diverso sviluppo, non più basato solo sull’acciaio.
Per aprire una nuova pagina della città non servono proclami, ma fatti concreti, risorse e progetti che non restino sulla carta.
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