Ilva, la rabbia dei cittadini ora si confonde con la delusione
TARANTO – Sicuramente avverrà nei prossimi mesi e anni: vi sarà la conferma che la falda continuerà ad essere inquinata, che il Registro Tumori evidenzierà degli eccessi di mortalità, che si verificherà qualche picco anomalo di emissioni. E allora molti politici dovranno solo zittire e ricevere la protesta dei cittadini.
Il via libera di Di Maio all’acquisizione di Ilva da parte di Mittal può essere considerato alla stregua dell’ennesimo decreto salva Ilva e ciò porterà sullo stesso piano del PD i nuovi governanti. Nessuno degli esponenti di governo potrà più ergersi a difensore della salute e dell’ambiente a Taranto.
La possibilità di cambiare l’hanno avuta Di Maio & C., ma hanno deciso di lasciare tutto come prima o quasi, migliorando soltanto alcuni punti del piano ambientale e occupazionale, senza mai davvero ipotizzare una vera riconversione economica per Taranto.
Un Governo pavido, assolutamente incapace di assumersi la grande responsabilità di cambiare politiche che la nostra città subisce da decenni. La delusione di tanti cittadini è grande ed è palpabile. Basta girare per i social e si incappa in decine di commenti critici verso quella che sembra ormai la decisione presa da parte del governo: Ilva continuerà a produrre acciaio come prima e, nei prossimi anni, addirittura più di prima. In questa situazione viene da pensare a tante cose e la rabbia si confonde con la delusione.
Tornano per esempio in mente gli attacchi, spesso ai limiti dell’offesa personale, all’unico politico da sempre schierato a favire della chiusura di Ilva, Angelo Bonelli. La scelta del suo partito, i Verdi, di coalizzarsi con il PD alle scorse politiche, era stato strumentalizzato come un vero e proprio tradimento, soprattutto dalle forze politiche ora al governo che adesso avrebbero la possibilità di dimostrare una coerenza che invece non c’è rispetto alle promesse elettorali.
Di Maio rischia, con la scelta di confermare la cessione di Ilva a Mittal, di annientare anni di lotta di tanti cittadini e di riportare indietro il calendario al 2011, quando ancora in Ilva il padrone era un privato. Il danno è grande, sia perché si garantirà, con la cessione, almeno un altro decennio di vita produttiva ad Ilva (è inconcepibile che un privato investa tanto per poi chiudere), sia perché a Taranto la gente perderà ancora di più fiducia nella politica.
Da adesso in poi dovremo aspettarci un silenzio imbarazzato da parte di chi sta al governo quando la gente protesterà per i danni ambientali e sanitari. Taranto è politicamente morta, questa è la verità amara. La politica si è dimostrata incapace di decidere e di cambiare. A Taranto sta per arrivare l’equivalente dell’ennesimo decreto salva Ilva, questa volta presentatoci con il sorriso e con l’ipocrisia di che sembrava stesse dalla parte dei tanti cittadini che speravano nel cambiamento. Un’altra brutta pagina delle vicende tarantine sta per compiersi.