Ilva, una delegazione di PeaceLink ricevuta dal Ministero dell’Ambiente
Una delegazione di PeaceLink ha avuto oggi un incontro al Ministero dell’Ambiente sulla procedura ILVA. L’incontro si è svolto dalle ore 9 alle 11. La delegazione di PeaceLink era composta di sette persone. L’incontro è avvenuto su invito del capo della segreteria tecnica del Ministero dell’ambiente Tullio Berlenghi. La delegazione di PeaceLink ha più volte sottolineato la necessità di difendere la salute dei lavoratori e della popolazione di Taranto tutelando l’ambiente e fermando gli impianti non a norma che risultino pericolosi. PeaceLink ha ricordato che il governo rischia di dare prosecuzione ad impianti ancora sotto sequestro penale.
In particolare ci si è soffermati sulla Valutazione del Danno Sanitario di tipo preventivo.
PRIMO DOCUMENTO
Le tesi portate da PeaceLink al Ministero dell’Ambiente sono riassunte in questo primo documento contenenti 50 tesi sull’ILVA:
SECONDO DOCUMENTO
Oltre ai rilievi di carattere costituzionale sulla illegittimità delle norme sull’immunità penale, PeaceLink chiede che il Ministero dell’Ambiente sia risoluto nella eliminazione delle norme sull’immunità penale anche in virtù della recente Comunicazione della Commissione dell’Unione Europea del 28/4/2017 che tutela il diritto di accesso alla giustizia delle ONG. PeaceLink, come ONG, è lesa nel suo diritto di accesso alla giustizia in quanto ben 42 esposti sull’inquinamento ILVA presentate da ONG dal 2014 a oggi rischiano di essere archiviati dal Tribunale di Taranto a causa dell’immunità penale. Tale questione è stata affrontata in un secondo documento (acquisito dal Ministero dell’Ambiente):
QUANTIFICAZIONE DEI DANNI SANITARI E AMBIENTALI
E’ stato sottolineato al capo della segreteria tecnica, Tullio Berlenghi, che, sulla base della metodologia degli “aggregated damage costs” adottata dall’EEA (European Environment Agency), nel periodo 2008-2012 l’ILVA avrebbe causato esternalità negative da un minimo di 1416 milioni di euro a un massimo di 3617 milioni di euro nel quinquennio considerato, il che significa che in dieci anni Arcelor Mittal – pagando 1 miliardo e 800 milioni di euro all’Italia per i contratto di affitto/acquisto (180 milioni di euro/anno) – conferirebbe allo Stato italiano una somma di gran lunga minore rispetto ai costi ambientali e sanitari che provocherebbe, costi calcolati con la metodologia CAFE (Clean Air for Europe) dall’EEA.
Sulla base della stessa metodologia gli “aggregated damage costs” adottata dall’EEA (European Environment Agency) nel periodo 2008-2012 Arcelor Mittal avrebbe causato esternalità negative a Gand (Belgio) da un minimo di 1043 milioni di euro a un massimo di 3150 milioni di euro nel quinquennio considerato, il che significa che in dieci anni Arcelor Mittal, se dovesse provocare a Taranto l’inquinamento provocato in Belgio a Gand, scaricherebbe sulla popolazione e sull’ambiente costi aggregati che varierebbero – nell’arco temporale di 10 anni – da un minimo di 2 miliardi e 86 milioni di euro a un massimo di 6 miliardi e 300 milioni di euro, costi calcolati con la metodologia CAFE (Clean Air for Europe) dall’EEA.
Il Ministero dell’Ambiente non è stato in grado di formunare e quantificare una previsione dei danni ambientali e sanitari conseguenti all’inquinamento connesso all’autorizzazione degli impianti ILVA.
Tale prosecuzione della produzione in condizioni di incertezza si configura come un esperimento sulla salute; in tal caso – secondo PeaceLink – il governo, oltre ad assumersi la responsabilità morale di un esperimento chimico sulla popolazione senza il consenso delle “cavie”, violerebbe norme internazionali che vietano tali esperimenti sugli esseri umani.
Associazione PeaceLink