“Dopo aver cercato invano per settimane il ministro Di Maio, apprendo finalmente di una convocazione per l’Ilva da parte del Mise; sarebbe un fatto tutto sommato positivo. Ma sono molto seccato di verificare che Commissari, Mittal e Ministro stiano provando a condurre questa delicata partita senza il propedeutico coinvolgimento della comunità tarantina”. Lo scrive il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.
“Se credono di poterci ripiombare al tempo in cui a Roma si allestivano teatrini e nelle stanze chiuse si decideva senza l’Amministrazione Comunale di Taranto, magari nel tentativo di dare la necessaria sponda politica ad un Ministro in forte imbarazzo col suo Governo e soprattutto col suo movimento, noi non ci staremo – prosegue Melucci – non ci terremo le proteste del territorio, in molti casi giustificate, mentre loro vanno alla ricerca silenziosa del manichino da impallinare.
Cosa sarebbe questa ennesima messa in scena del tavolo del 30 luglio? Mi rammarica molto vedere che siamo tornati, con incredibile superficialità e dopo tanta confusione, indietro di mesi rispetto al lavoro ed alle conquiste istituzionali di un tavolo riferibile alle grandi peculiarità e complessità tarantine. C’è ora dentro di tutto, enti locali, sindacati, investitori, associazioni, di tutti i territori interessati.
Lo dissi a Calenda e lo ribadisco a Di Maio, è la forma per non decidere alcunché di serio, a meno che l’attuale Ministro non abbia già qualche comunicazione definitiva da trasmettere alle nostre comunità.
Io esigo di conoscere le nuove proposte in tema ambientale di Mittal, non accetterò una carrellata di fredde slide stavolta. Il Comune di Taranto non può vestire la parte del semplice auditore, al pari di chiunque.
Il inistro sta inspiegabilmente facendo i conti senza un oste troppo importante. Ripristini immediatamente un metodo corretto o il Sindaco di Taranto ne trarrà le proprie considerazioni e preparerà ogni strumento legittimo per contrastare questa nuova farsa a danno della città.
Il sindaco fino ad ora è stato paziente e parsimonioso nelle parole, dinnanzi allo spettacolo penoso offerto da questo Governo, che ha cambiato innumerevoli volte priorità e idee, che ha trovato mille scuse per perdere tempo, che non è stato nemmeno capace di dire la verità ai propri elettori sull’impercorribilità della riconversione integrale. Per noi, da sempre, l’obiettivo è stato un’industria moderna e sostenibile, dunque non un’Ilva a qualunque costo.
Forse, per il buon esito della trattativa, l’aver sin qui da parte nostra dimostrato equilibrio e apertura verso le posizioni di un Governo troppo distante dai nostri valori, l’aver surrogato la truppa assente dei neo parlamentari ionici, l’aver quasi da soli attutito l’impeto delle frange ambientaliste più agguerrite, per consegnare al ministro la serenità di lavorare sul dossier, l’aver dato tutta la leale e non pregiudizievole collaborazione a Commissari e investitori, è stato scambiato per un atteggiamento di arrendevolezza, di scarsa forza, non come un valore aggiunto per le parti. Basta dirlo, siamo bravissimi anche quaggiù a dismettere i panni dei gentlemen e a scendere in trincea”.
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