Ilva, l’incontro tra associazioni e Di Maio opportunità d’oro per dimostrare unità di intenti
TARANTO – Martedì tutti a Roma al MISE i rappresentanti delle associazioni tarantine che saranno ricevuti in audizione dal Ministro e Vice Premier Luigi Di Maio. Tre rappresentanti per ognuna delle associazioni invitate, oltre una quindicina, dalle più grandi e rappresentative alle più piccole e oggettivamente meno importanti.
Buon senso vorrebbe che le associazioni riuscissero, almeno in questa occasione, a trovare una strategia per far giungere al governo un messaggio chiaro e univoco su quelle che sono le speranze e i disagi di una buona parte dell’opinione pubblica stanca delle politiche industrialiste che da decenni condizionano il territorio e l’economia di Taranto e la qualità di vita dei suoi cittadini.
Sarà fondamentale organizzare una strategia di comunicazione assolutamente efficace e che non lasci a Di Maio, e al governo in generale, alcun alibi su dubbi interpretativi circa il messaggio che arriverà a Roma. Sappiamo bene come sia variegata la realtà associativa tarantina, spesso concorde nei princìpi generali di lotta alla grande industria, ma purtroppo divisa per incomprensibili dettagli minori o per eccessivo protagonismo di taluni rappresentanti spesso ossessionati dalla ricerca di visibilità personale.
Andare a Roma per parlare in cinquanta (o anche solo in dieci) con i rappresentanti del governo sarebbe la peggiore strategia. Giungerebbe un messaggio disomogeneo e forse anche contraddittorio a chi dovrà decidere le prossime politiche economiche e industriali nel nostro territorio. Un messaggio che potrebbe forse essere non abbastanza convincente e che non bilancerebbe quel che sindacati e istituzioni locali (sindaco) racconteranno nelle loro audizioni.
In un incontro del genere, per ottenere il massimo risultato, a nostro parere, si dovrebbero individuare i messaggi chiave da riportare al tavolo con il governo e delegare ad esporli tre o quattro soggetti tra i più competenti e carismatici, capaci di esprimere al meglio disagi e bisogni di una buona parte della popolazione tarantina.
Non sta a noi indicare i nomi giusti, ma tutti abbiamo ben chiaro chi negli anni ha di dimostrato di avere le carte in regola per rappresentare il disagio di una intera città e sarebbe perciò giusto che questi fossero scelti a rappresentarci nel confronto con le istituzioni nazionali.
Gli aspetti sanitari, ambientali e sociali, legati alla questione grande industria a Taranto, devono essere sviluppati con la massima chiarezza a Roma, come solo pochi sanno fare e questa occasione è troppo importante per rischiare di fallire l’obiettivo a livello comunicativo, magari in buona fede, a causa di troppa enfasi.
Di Maio e tutto il governo devono ascoltare direttamente dai delegati delle associazioni tarantine (cosa diversa dal leggere freddi rapporti che giungono sulla scrivanie dei ministri) cosa avviene a Taranto, quali sono i rischi sanitari per la popolazione, quale lo stato dell’ambiente, quale la situazione delle bonifiche, quali le aspettative per il futuro di buona parte della popolazione locale che ha, non per rinfaccio, espresso in una certa maniera il suo voto sulla scia di precise promesse di riconversione economica del territori.
La speranza è quindi che l’invito a Roma possa essere gestito nella maniera migliore, evitando un approccio superficiale e inconcludente col governo. Chiarezza e univocità di intenti spazzeranno qualunque alibi interpretativo sulla volontà delle associazioni tarantine a chi dovrà presto decidere sul futuro della industria a Taranto. Nessuno dovrà mai dire: “Non lo sapevo”.
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