Caso Ilva: M5s insiste sulla riconversione, la Lega si oppone alla chiusura

Dopo lo stop alla trattativa deciso ieri dal ministro Carlo Calenda, oggi si torna a lavorare per riaprire il confronto su Ilva. I tempi sono strettissimi, se il confronto M5S e Lega avrà successo, lunedì ci sarà un nuovo ministro dello sviluppo economico e il testimone passerà al nuovo governo.

Ma qui la trattativa potrebbe ancora di più attorcigliarsi perché il risanamento dell’Ilva è proprio uno dei punti sui quali M5S e Lega possono trovarsi su posizioni differenti. Calenda oggi torna al dialogo con i sindacati: “La porta del ministero è sempre aperta. La proposta c’è, il tempo è poco” dice rispondendo alla segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che chiede di riprendere a trattare. Proseguire il confronto è comunque la richiesta di tutti i sindacati che ieri avevano respinto concordemente la proposta del Governo.

Il viceministro Teresa Bellanova invita per prima a ritornare alla trattativa e a rimandare le “prove di forza” a “un altro campo”. Il riferimento è probabilmente al governatore della Puglia Michele Emiliano che di prima mattina dichiarava: “Calenda ha fallito”. Ma il tema scalda anche il Pd: il ministro dello Sviluppo nel replicare al governatore pugliese pizzica il suo partito: “il problema non è lui. È il Pd che lo tollera, lo blandisce e non dice una parola”, scrive su twitter. Per il Partito Democratico parla poi il segretario reggente, Maurizio Martina che chiede la riapertura di un tavolo. E alla fine, di una lunga giornata di botta e risposte, controreplica di nuovo Emiliano.

In Puglia M5s e Lega cominciano a misurarsi con un dossier che ad oggi li vede distanti. “Sostenere che l’Ilva vada chiusa è inaccettabile, come lo è sostenere che le cose debbano restare così. Occorre mettersi subito al lavoro”, afferma il parlamentare pugliese della Lega Rossano Sasso mentre il segretario pugliese della Lega, Andrea Caroppo, sostiene che il dossier Ilva va affrontato con “pragmatismo”. M5s, che finora si è battuto proprio per la chiusura degli impianti rivolgendosi per questo anche a Bruxelles, adesso prepara un tavolo a Taranto con i sindacati. Il nodo Ilva non è però ancora arrivato ai palazzi romani dove si lavora al contratto di governo Lega-M5S. Fonti parlamentari a margine di questa trattativa, ammettono: “Sul tema Ilva le posizioni sono da conciliare”. Alla domanda se il dossier sia emerso come nodo sul tavolo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini fonti M5S spiegano: “Per ora no”.

Teresa Bellanova rifà a il punto sui numeri, di fatto replicando ai segretario di Cgil e Uil che spiegano come non si potesse firmare un piano con troppi esuberi: “10mila lavoratori – dice Bellanova – a tempo indeterminato in AM; non meno di 1500 lavoratori a tempo pieno assorbiti da una nuova società di servizi costituita da Ilva in AS e Invitalia. Per i 2mila 200 lavoratori rimanenti, al netto di coloro che – incentivati – potrebbero optare per l’esodo volontario opportunamente sostenuto, la proposta di accordo contempla la permanenza in Amministrazione straordinaria, fermo restando la priorità di eventuali passaggi in AM resi necessari dall’esigenza di assunzioni a tempo indeterminato”.

Il tempo stringe, non solo per il governo, ma anche per le casse dell’Ilva che e luglio saranno vuote. Per allora dovrebbe essere arrivato ArcelorMittal con i suoi 2,4 miliardi di investimenti in 5 anni. Una tempistica confermata oggi da M.Lakshmi N.Mittal, presidente e direttore generale del gruppo ArcelorMittal. “Pensiamo di chiudere l’acquisizione di Ilva alla fine del secondo trimestre di quest’anno” ha detto commentando i risultati del primo trimestre 2018 del colosso siderurgico. (ANSA)