Si è concluso l’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico tra le organizzazioni sindacali, i Commissari straordinari, il governo con il ministro Carlo Calenda e la vice-ministro Teresa Bellanova, nonché i vertici di Arcelor Mittal.
In apertura il ministro Calenda – si legge in una nota del segretario generale della Fim Cil Marco Bentivogli – ha illustrato una bozza di accordo su cui ragionare: assunzione da parte di Am Invest di 10 mila lavoratori a tempo indeterminato, con discontinuità solo formale “poiché ai lavoratori verranno riconosciuti i diritti pregressi”; impegno da parte di Am, inizialmente fino a giugno 2021, a trasferire lavoro ad una nuova società di servizi (“Società per Taranto”), costituita da Ilva e Invitalia per non meno di 1.500 addetti a tempo pieno (impegnati a rotazione i lavoratori in Cigs non trasferiti ad Am); strumenti per la gestione di esodi volontari, come incentivi, outplacement, autoimprenditorialità, accompagnamento alla quiescenza, con una copertura finanziaria fino a 200 milioni di euro, tali da consentire importanti piani di incentivazione all’esodo volontario.
«C’è stata una proposta di partenza, che rappresentava la base della discussione, per poi andare avanti con il negoziato – ribadisce Bentivogli – come Fim Cisl abbiamo detto che c’erano troppe cose da modificare, tra cui i numeri. Per noi le condizioni per un accordo sono sempre le stesse: zero licenziamenti e tutti i lavoratori devono avere un posto di lavoro a tempo indeterminato per tutta la durata del Piano. Condizioni, queste, ritenute non modificabili rispetto al testo presentato e, a fronte anche di uno scontro, una parte della delegazione sindacale ha ritenuto non più legittimato il ministro Calenda a trattare.
Questi a sua volta ha deciso di non proseguire interrompendo la trattativa. Il problema vero – aggiunge Bentivogli – è che siamo in una situazione di grandi distanze e soprattutto con un’azienda che ha mano libera, per cui – ovviamente – bisognerà cercare le modalità per ricompattare il sindacato su posizioni utili a risolvere i problemi. Ricompattarsi per dire solo di no non serve, lascia i lavoratori soli. Sul merito sindacale qualcuno pensa di avere più chances in attesa di “governi amici”. L’azienda, intanto – conclude Marco Bentivogli – perde 30 milioni al mese, con ripercussioni anche sulla sicurezza degli impianti. Gli interessi di bottega hanno ipotecato accordo».
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