Continua, sulla pelle della città, la querelle fra Comune di Taranto, Regione Puglia e Governo sulla questione Ilva. Da una parte il presidente Emiliano che punta alla decarbonizzazione e chiede che ogni decisione sull’Ilva venga affidata ad una consultazione pubblica; dall’altra il sindaco Melucci che ormai la prende sul personale e risponde chiedendo al Governo addirittura di accelerare, sebbene chiudere la partita con questo Governo non potrà portare a nulla di buono. In tutto ciò ovviamente il Governo gongola e intravede la concreta possibilità di compiere il suo disegno ai danni di Taranto prima di uscire di scena.
Se però su Ilva si litiga fra gas e carbone, per fortuna c’è il petrolio a mettere tutti d’accordo: il progetto Tempa Rossa si farà e porterà il greggio dalla Basilicata – dove tanti danni sta procurando – alla raffineria Eni di Taranto. Qui il Governo ha forzato la mano, la Regione ha fatto finta di opporsi ed il Comune ha spalancato le porte. Lobbies, affaristi dei rifiuti e Confindustria plaudono. Nessuna possibilità perciò di guardare oltre alle economie fossili, nessuna visione di riscatto per il territorio. Taranto deve restare al servizio di un Paese che investe sul passato ed ha le peggiori ragioni per farlo: gli interessi di profittatori e finanza. Poco importa se per la bonifica (quella vera) e la riconversione del territorio occorrano meno soldi di quanti se ne stiano sperperando per questi progetti deleteri.
Nota stampa di Giustizia per Taranto
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