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La libreria Mandese e quei “ladri di cultura” che dovrebbero vergognarsi doppiamente

“Subire un furto è offensivo… rubare in libreria è peccato. I libri hanno un valore affettivo, un valore morale, un valore etico e poi forse anche un valore economico. Rubare in una libreria è triste perché significa colpire una parte essenziale della società, posto che rubare sia un reato sempre sbagliato senza distinguo”.

E’ palpabile l’amarezza espressa oggi da Antonio Mandese che in un post su Facebook ha raccontato il furto subito stanotte da una delle librerie Mandese, storico presidio culturale della nostra città.

“Stamattina riprendiamo il nostro lavoro con un po di tristezza nel cuore, con la nostra casa violata, ma abbiamo le spalle larghe e forti per riprendere la nostra missione e voltiamo pagina, sperando di non dover raccontare ancora storie così tristi – scrive Mandese – un ringraziamento speciale agli amici delle forze dell’ordine intervenuti tempestivamente anche per le loro parole di conforto”.

Dal sito della Ringhiera si apprendono i dettagli del fattaccio: i ladri hanno divelto la saracinesca, staccato la luce,  isolato l’impianto di videosorveglianza, e sono entrati dalla porta principale della sede di viale Liguria provocando ulteriori danni. Il valore della merce trafugata – compresa la collezione completa dei libri su Geronimo Stilton (il topo intellettuale amatissimo dai ragazzini) – oscillerebbe tra i 15 e i 20mila euro.

Che fine farà il bottino di questi inqualificabili “ladri di cultura”? I libri rubati saranno offerti sulle bancarelle di qualche mercatino delle pulci per una manciata di euro? La risposta, in realtà, ci interessa poco. Quel che resta è la ferita inferta alla parte più vitale della nostra città, quella che quotidianamente offre il proprio contributo in termini di stimoli, idee e iniziative culturali. Quella Taranto sana che ancora resiste. Nonostante tutto.

 

Alessandra Congedo

Direttore responsabile - Laureata in Scienze della Comunicazione all'Università del Salento con una tesi di laurea dal titolo “Effetti della comunicazione deterministica nella dicotomia industria/ambiente”, incentrata sulla questione ambientale tarantina. Ha collaborato con il TarantOggi, Voce del Popolo, Nota Bene, Radio Cittadella (SegnoUrbano On Air), Corriere del Mezzogiorno, Manifesto. Ha curato l’ufficio stampa del WWF Taranto per il progetto “Ecomuseo del mar Piccolo”. Il 21 novembre 2013 è stata premiata nella categoria “Giornalismo” nell’ambito della Rassegna Azzurro Salentino. Ha partecipato a "Fumo negli occhi", documentario sull'Ilva e sull'inchiesta "Ambiente Svenduto".

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