“A meno di una settimana dall’insediamento del nuovo Parlamento, il Consiglio dei ministri di un governo politicamente scaduto e fuori da ogni possibile controllo parlamentare, concede il disco verde all’adeguamento delle strutture di logistica presso la raffineria Eni di Taranto. Siamo al cospetto dell’ennesima scorrettezza contro il territorio e i cittadini”.
Lo dichiarano in una nota i parlamentari pugliesi del Movimento 5 Stelle.
“Questa volta – aggiungono – aggirando la volontà della Regione Puglia che aveva approvato una mozione del M5S contro il progetto, l’Esecutivo nazionale segue lo stesso copione della delibera di dicembre 2017 e quello del rinnovo della Valutazione d’Impatto Ambientale, nonostante ENI non avesse ottemperato alla prescrizione sul monastero di Santa Maria della Giustizia”.
“Il governo uscito sconfitto dalle recenti elezioni non ha imparato la lezione e, per perseguire gli obiettivi dei grandi gruppi petroliferi coinvolti, schiva l’autorizzazione paesaggistica, condannando Taranto e il suo porto non solo all’incremento del traffico di petroliere ma anche a due nuovi enormi serbatoi, con un conseguente aumento del Rischio di Incidenti Rilevanti” – sottolineano i parlamentari.
“Il governo ora guidato da Gentiloni e ben prima da Renzi mostra per l’ennesima volta la sua arroganza e prepotenza, come ha già fatto con ILVA, Tap e Cerano” – specificano e aggiungono: “Sarebbe stato corretto aspettare la nomina del nuovo Esecutivo piuttosto che mettere il turbo a un progetto non gradito, soprattutto dopo lo scandalo che ha travolto il governo Pd e che ha portato alle dimissioni dell’ex ministro Guidi proprio su Tempa Rossa a Taranto”.
“Al governo uscente si vuole ribadire che esiste l’alternativa alle fonti fossili, che in realtà creano poche centinaia di posti di lavoro. Si tratta del rinnovabile, in cui per ogni miliardo investito si sviluppano fino a 17mila possibilità di nuova occupazione” – concludono.