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Amianto, a Taranto record dei casi di mesotelioma: 472

Dati da brivido quelli anticipati dal Registro Mesotelioma Puglia che vedono purtroppo ancora una volta Taranto capofila per le morti causate dall’amianto in Puglia. Sono 472 i casi di Mesotelioma registrati tra i residenti del capoluogo jonico nel periodo 1993-2015. Il Mesotelioma, il tumore di certezza causato dall’amianto, ha ucciso a Taranto lavoratori e cittadini.

Complessivamente in Puglia negli ultimi vent’anni sono stati censiti 1191 Mesotelioma e di questi il 40% sono a Taranto. Uomini e donne morti a Taranto a causa dell’amianto una vera strage che si è consumata nel tempo e con decessi inarrestabili.

Dei 472 casi di mesotelioma dei residenti a Taranto con esposizione ricostruita oltre il 70% sono occupazionali i rimanenti equamente distribuiti tra non occupazionali o di origine improbabile o ignota.

La correlazione amianto e malattie rappresenta un problema di sanità pubblica, come puntualmente denunciato da Contramianto, che andrebbe adeguatamente affrontato sul territorio con un programma gratuito di sorveglianza sanitaria per le migliaia di lavoratori e cittadini di Taranto ex esposti amianto, controlli che finalmente, a 26 anni dalla legge 257 per l’eliminazione dell’amianto, sembrano concretizzarsi dopo il recente accordo Stato-Regioni.

I dati anticipati dal Renam con i 472 mesotelioma confermano quanto evidenziato da Contramianto in relazione agli effetti dell’amianto a Taranto e nelle attività Siderurgiche, Cantieristica e Marina Militare con oltre mille malattie professionali denunciate nel periodo 2003-2009 e legate all’amianto, polveri ed altri cancerogeni, con 360 casi di cancro polmonare e mesotelioma, 85 tumori della vescica, 316 broncopatie, 201 asbestosi. Un dato confermato anche nel periodo 2012-2016 dalle 207 malattie professionali da amianto denunciate a Taranto e provincia che rappresentano il 60% dei casi regionali per la Puglia.

Quindi si conferma che il comparto Siderurgico e le attività navali rappresentano per Taranto le maggiori esposizioni all’amianto e se una fetta consistente di quei cinquecento casi di mesotelioma riguardano i lavoratori ITALSIDER/ILVA l’altra parte va attribuita alle lavorazioni in Marina Militare, Arsenale MM Taranto, Navi e cantieristica.

Nelle attività navali la casistica elaborata da Contramianto tenendo conto della Banca dati associativa ed incrociati con casi noti ReNaM COR Puglia ed ex Ispettorato del Lavoro di Taranto e riferiti a Marina Militare e operai civili dell’Arsenale MM di Taranto indicano come la gran parte delle patologie asbesto-correlate e riconducibili ad operai Arsenale MM di Taranto riguardano , meccanici, motoristi, elettricisti, elettronici, carpentieri , ma anche altre mansioni e Sottufficiali della Marina , motoristi, meccanici, elettricisti, fuochisti, radaristi, con il coinvolgimento anche di altre categorie e Ufficiali di grado superiore.

Le conseguenze sulla salute di Operai e Marinai sono tragiche come emerge dalla sintesi dei 300 casi in Archivio Contramianto per patologie asbesto-correlate riferite a Taranto per attività in Marina Militare, Marinai e Operai dell’Arsenale MM di Taranto, dei quali 170 tumorali (90 mesotelioma, 63 cancro polmone, 17 cancro laringe, renale, trachea, cerebrale) e 130 non-tumorali (asbestosi, fibrosi, placche, ispessimenti).

Quindi continua la strage inarrestabile causata dall’amianto e Taranto paga ancora una volta un prezzo altissimo con i suoi morti che sono il risultato di significative esposizioni all’amianto dovute in gran parte alla Siderurgia, prima Italsider fabbrica di Stato poi all’ILVA, e alla Marina Militare, navi e Arsenale MM di Taranto, esposizioni all’amianto che hanno avuto anche ripercussioni in ambito familiare dato che vi è una parte di esposizioni non occupazionali che riguarda morti da mesotelioma in mogli, madri e figli che hanno inalato inconsapevolmente polveri di amianto in ambito domestico per gli indumenti da lavoro contaminate dalle fibre cancerogene di amianto. Fermiamo la strage, amianto zero rischio zero.

Luciano Carleo, presidente di  Contramianto e altri rischi Onlus

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