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Ilva, D’Alò (Fim Cisl): l’unica soluzione si trova tenendo aperto lo stabilimento

 

Altro round questa mattina, dopo quello di ieri presso il MiSE tra le delegazioni sindacali e Arcelor Mittal, alla presenza del vice Ministro Bellanova, sul sito ILVA di Taranto.  Il confronto odierno è servito per portare a conoscenza l’investitore sui diversi aspetti specifici dello stabilimento di Taranto di cui, non essendo ancora all’interno ed essendoci delle regole stabilite dall’antitrust, non erano a conoscenza. Lo spiega il segretario generale della Fim Cisl di Taranto e Brindisi Valerio D’Alò.

“Questo per sostenere e ribadire come per noi i numeri del personale previsto dal Piano sono sottostimati rispetto alle reali necessità e che dovranno essere oggetto di confronto più preciso e puntuale con il sindacato – continua il sindacalista – nello specifico abbiamo mostrato le nostre perplessità sul possibile modello produttivo futuro, di cui abbiamo ricevuto parziali risposte come nel caso dei treni nastri, laminatoio a freddo e tubifici.

Tra i dubbi emergeva come si potessero conciliare 6Mln di tonnellate di acciaio prodotto con la totale messa in marcia degli impianti dove solo il treno nastri 2 a pieno regime riesce ad assorbire la quasi totalità con un prodotto di circa 5,4 Mln di tonnellate a pieno regime.
Abbiamo richiesto ulteriori chiarimenti sui tubifici, in particolare su quali impianti nello specifico sarebbero stati utilizzati (Erw, Tub1-2, Riv) per tenere fede all’impegno delle 440mila tonnellate di tubi già dal primo anno e soprattutto con quali organici riavviare la produzione.

A queste osservazioni l’azienda conferma la volontà di tenere gli impianti a pieno regime e di avere in marcia almeno una linea di tubifici (importando bramme là dove necessario), essendo ben consapevole che il mercato dei tubi è un mercato che si gestisce nel lungo termine al quale Ilva è stata assente, come più volte da noi denunciato, in tutti questi anni. Taranto rimane la possibilità per Arcelor Mittal di avere nuovi comparti produttivi avendo i tubifici di Taranto le potenzialità per soddisfare il mercato.

Chiesti chiarimenti anche sulle linee di agglomerato dove l’azienda ha confermato la volontà di tenere in marcia l’intero impianto, così come sulle due acciaierie dove abbiamo evidenziato lo stato attuale delle colate continue (CCO) ed in particolare la 5 ferma da tempo.
È stato fatto un focus sulle manutenzioni, mettendo in luce la professionalità dei lavoratori attualmente impiegati nelle attività vitali per lo stabilimento come ripristino dei segmenti, manutenzione macchine utensili, meccaniche e aggiustaggi (OCM), nonché quanto è di competenza delle Officina elettrica (OFE) e Carpenteria.

Allo stato attuale della discussione, nonostante passi avanti, permangono diversi aspetti da esplorare e chiarire al più presto. Continuiamo responsabilmente la discussione fiduciosi che gli impegni presi dal Governo e ArcelorMittal possano trovare sintesi dentro un accordo sindacale che possa assicurare: da una parte il rilancio dell’attività lavorativa per dare risposte ai lavoratori diretti e dell’indotto, in difficoltà da tempo; dall’altra a tutta la città di Taranto con l’avvio dei lavori di ambientalizzazione e bonifica.

Contrariamente a quanto afferma anche il sindaco di Taranto noi riteniamo che l’unica soluzione possibile per Taranto la si trovi tenendo aperto lo stabilimento. Con l’irresponsabilità del benaltrismo non si è mai risolto nessun problema.  A Taranto dimostreremo come avviene nel resto d’Europa che è possibile conciliare la produzione di acciaio con l’ambiente e il lavoro. Noi continuiamo a percorrere la strada del negoziato perché questo è l’obiettivo che ci siamo dati. Il resto è pura speculazione politica, dannosa per i cittadini e i lavoratori”.

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