Di seguito le dichiarazioni del consigliere regionale Renato Perrini.
Le ditte dell’indotto Ilva potrebbero avanzare richiesta di licenziamento collettivo. I 30 milioni di euro della gestione corrente liquidati a fine anno non bastano, ma questo devo dire era piuttosto chiaro. Li avevo già definiti una miseria. La conseguenza qual è? Le ditte minacciano azioni forti, molte non pagheranno le spettanze di dicembre, da liquidare a gennaio, a dire il vero già scadute.
Il problema vero, di cui al momento però nessuno se ne fa carico, è la somma precedentemente maturata, 150 mln di euro, dal momento del commissariamento dell’Ilva fino all’amministrazione straordinaria (gennaio 2015).
E’ questa sui crediti pregressi, la vera vertenza da risolvere per ciò che riguarda l’indotto, un comparto stanco di ricevere la solita una tantum, giusto per abbassare il livello dello scontro.
I contentini risolvono ben poco. Insomma per centinaia di aziende dell’appalto che ruotano attorno all’Ilva, e di conseguenza per 7000 dipendenti in totale, non c’è mai pace. Ieri a margine dei lavori del consiglio regionale, considerando la gravità di tale vertenza, ho informato il presidente Emiliano del rischio paralisi per l’indotto.
Gli ho spiegato che la situazione è davvero ai limiti e che la politica, per come io la intendo, ha come dovere primario ascoltare chi è oggettivamente in difficoltà, in questo caso lavoratori e ditte, perennemente alla canna del gas.
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