Wind Day, PeaceLink: “Il sindaco quantifichi i danni e presenti il conto all’Ilva”

Nuovo Wind Day e nuova interruzione del servizio scolastico domani nel quartiere Tamburi di Taranto.  PeaceLink chiede che il sindaco di Taranto si faccia soggetto promotore del principio “chi inquina paga” in modo che chi gestisce l’ILVA risarcisca l’intera città per ogni giorno di Wind Days, quantificando tutti i danni diretti e indiretti provocati dalla paralisi delle attività cittadine causate dai Wind Days.
Fra i danni arrecati alla collettività non bisogna dimenticare anche la mancata fruizione del servizio scolastico.  Non è superfluo ricordare che la legge italiana punisce chi “cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico”.
Recentemente anche i commercianti del quartiere Tamburi hanno lamentato una riduzione degli introiti durante i Wind Days. Il sindaco deve affidare ad enti super partes una quantificazione dei danni, da quelli sanitari (+25% di ricoveri dei bambini nei quartieri a rischio) a quelli economici e sociali provocati dall’inquinamento.
Il sindaco ha una specifica responsabilità nell’applicazione del principio “chi inquina paga” che gli deriva dall’articollo 3‐ter del dlgs 152/2006. Tale articolo impone a tutti gli enti pubblici e privati e alle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, di garantire la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale attraverso una “adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione in via prioritaria alla fonte dei danni causati all’ambiente, nonché al principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato dell’Unione Europea, regolano la politica della comunità in materia ambientale”.
L’ILVA dovrebbe risarcire l’intera comunità se venisse accertato e quantificato un danno complessivo durante i Wind Days che rientri nel principio «chi inquina paga». PeaceLink pertanto chiede che il sindaco faccia quantificare il danno sanitario, sociale ed economico complessivo per ogni Wind Day in modo da presentare il conto all’ILVA.
Se venisse compiuta tale quantificazione Arcelor Mittal non acquisterebbe più l’ILVA e lo stabilimento chiuderebbe per sempre. Infatti nessun privato sarebbe disposto ad acquistare un’azienda che debba contabilizzare nel bilancio gli attuali enormi costi e disagi scaricarti sull’intera comunità. Fino ad ora ILVA è rimasta sul mercato perché nessun sindaco si è fatto promotore di una quantificazione dei costi esterni dell’ILVA e di un’azione di risarcimento preventivo.
Infine PeaceLink considera di vitale importanza una capillare informazione sui rischi dei Wind Days e una diffusa della prevenzione primaria, in particolare fra le mamme del quartiere Tamburi, che riguardi la conoscenza della composizione chimica delle polveri con cui la popolazione entra in contatto.
Per PeaceLink
Fulvia Gravame
Luciano Manna
Alessandro Marescotti