Dieci giorni, forse undici, di chiusura delle scuole del quartiere Tamburi, dall’inizio dell’anno scolastico. Dieci giorni in cui si ripete il teatrino di bambini che non vanno a scuola, ma vanno insieme alle loro mamme in giro per negozi o stanno in strada a giocare davanti alle stesse scuole chiuse oppure aspettano in strada gli autobus che li conducono in altre scuole fuori dal quartiere.
Può sembrare un conteggio triste e implacabile, ma questo dipende dall’inerzia delle istituzioni nei confronti del problema delle emissioni inquinanti dell’Ilva. Il Governo ha fatto 12 decreti per salvare solo la produzione ed il profitto dell’azienda e, tra le conseguenze di questi decreti, purtroppo si annovera la misura di adottare, per contenere il danno, la chiusura delle scuole durante le giornate di forte vento, che fa arrivare, sul quartiere Tamburi, un eccesso di sostanze inquinanti provenienti dall’area industriale.
Niente altro è previsto, non si agisce sulle fonti inquinanti, non si riduce la produzione, non si bloccano gli impianti che possono smuovere minerali e far disperdere polveri sul quartiere.
Non si tiene conto del dovere del Sindaco di intervenire sulle principali sorgenti di emissioni, per ridurne il pericolo, e non sui cittadini di Taranto, come obbligo del suo ruolo di Autorità sanitaria della Città.
Ma, onestamente, non ci saremmo aspettati di più da esponenti dello stesso partito che sono troppo impegnati in una gara interna di visibilità e di affermazione elettorale.
Al contrario, una politica di governo, nazionale e locale, deve tenere presente il bene comune dei cittadini, la tutela della loro salute e deve provvedere a sviluppare un sistema economico che sia stabile, sostenibile e non inquinante.
Qui a Taranto, invece, sono decenni che stiamo subendo il ricatto di un sistema economico che non sta tutelando né l’occupazione né la salute.
Il M5S vuole altro. Vuole la riconversione economica di Taranto. Il M5S ha espresso chiaramente, a tutti i livelli istituzionali, che i passi da compiere sono la programmazione della chiusura delle fonti inquinanti e delle opere di bonifica. Questo può avvenire mettendo al primo posto la volontà dei tarantini, e le norme nazionali prevedono uno strumento giuridico chiamato ACCORDO DI PROGRAMMA (art. 34 del Testo Unico Enti Locali) con il quale il sindaco o il Presidente della Regione possono convocare un tavolo tra soggetti istituzionali, categorie ed enti, per concordare una linea comune e precisa sul futuro dell’area industriale, sulle bonifiche dei siti inquinati, sulla manodopera da impiegare e sul sistema economico da sviluppare sul territorio.