Ilva, iniziativa dei cittadini a sostegno del ricorso di Regione Puglia e Comune di Taranto
TARANTO – Un nutrito numero di cittadine e cittadini, associazioni quali Giustizia per Taranto, Peacelink e Fondo Antidiossina, in maniera totalmente autofinanziata, su iniziativa della prof.ssa Lina Ambrogi Melle – già promotrice del ricorso collettivo alla Corte Europea dei Diritti Umani sulla vicenda Ilva, e presidente del comitato Donne e Futuro per Taranto Libera – hanno presentato, tramite lo studio legale Saccucci, un intervento ad adiuvandum ai ricorsi al Tar presentati da Regione Puglia e Comune di Taranto. “Noi di Giustizia per Taranto sosteniamo e rafforziamo l’atto ed invitiamo Comune e Regione a non cedere ai ricatti ritirando il ricorso, auspicando che anche la sospensiva possa essere riproposta”, si legge in una breve nota. Di seguito il comunicato della prof.ssa Lina Ambrogi Melle.
L’avv. Andrea Saccucci insieme all’avv. Matteo Magnano e all’avv. Roberta Greco, dello Studio legale internazionale di Roma che già ci rappresenta davanti alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo nel ricorso contro lo Stato italiano per violazione con le sue leggi “salva Ilva” dei diritti alla vita, alla salute ed alla vita familiare dei tarantini, su incarico di alcuni cittadini di Taranto hanno notificato un intervento ad adiuvandum per sostenere e rafforzare i ricorsi al TAR di Lecce contro il DPCM del 30 settembre 2017 presentati dalla Regione Puglia e dal Comune di Taranto.
L’iniziativa, promossa dalla prof.ssa Lina Ambrogi Melle, intende percorrere ogni possibile strada legale per agire in maniera efficace allo scopo di tutelare la popolazione di Taranto nei suoi diritti fondamentali della vita e della salute calpestati da tutti questi decreti “salva Ilva” che, nonostante un sequestro senza facoltà d’uso della Magistratura nel luglio 2012, hanno permesso ugualmente a degli impianti pericolosi di continuare a funzionare causando “malattie e morti”.
L’ultimo DPCM del 30 settembre 2017, che ha valore di nuova AIA per l’Ilva, presenta vari vizi di legittimità e non impugnarlo significherebbe renderlo “efficace e definitivo”, permettendo così ai nuovi acquirenti di poter reiterare reati gravissimi protetti da un’immunità penale ed amministrativa regalata per legge. Il che significa “avere licenza di uccidere a Taranto”. L’impugnazione di questo DPCM è l’unico atto efficace per tentare di fermare questo terribile progetto che farebbe continuare il genocidio di Taranto.
La salute dei tarantini non può continuare ad essere un bene negoziabile ed i tarantini non possono continuare ad essere cavie. Pertanto il Governo italiano la smetta di ricattarci e cominci a pensare ad un nuovo modello di sviluppo per Taranto che restituisca dignità e salute ai lavoratori ed ai cittadini.
I gravissimi danni sanitari dei tarantini sono stati ampiamente documentati scientificamente con eccessi di malattie e di mortalità rispetto alle medie regionale e nazionale. Ci sono modelli epidemiologici che hanno accertato che la persistenza dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto continuerà a generare danni e rischi per lavoratori e cittadini .
Quindi è imprescindibile chiudere l’area a caldo dell’Ilva di Taranto e reimpiegare gli operai nelle opere di bonifica che la città attende da 25 anni, da quando fu dichiarata un SIN, ovvero un’area da bonificare. Taranto merita Giustizia, quella Giustizia che noi cittadini continueremo ad invocare in ogni sede nazionale ed internazionale, così come abbiamo già fatto davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo dove siamo in attesa di sentenza.