Ilva ed Eni, Isde Taranto: il nostro impegno per aprire uno spiraglio sulla salute dei tarantini
Di cosa si deve parlare quando si tratta del rapporto tra stabilimento Ilva e Taranto? Non avrei dubbi: dello stato della salute dei tarantini; dei bambini sotto i 14 anni che si ammalano a causa dell’inquinamento industriale; delle morti per malattie coronariche acute attribuibili anch’esse all’inquinamento industriale; dei ricoveri per patologie respiratorie attribuibili alle polveri emesse dagli stabilimenti dell’acciaieria; infine degli eccessi di tumori che dal 2006 al 2012 è di 21.313, con una incidenza annuale media di 3.044 nuovi casi.
Assistiamo invece a un dibattito in cui le principali argomentazioni sono la scelleratezza dell’impugnativa del decreto che scoraggerà l’acquirente indiano Mittal, l’impossibilità di attuare questa miracolosa Aia (autorizzazione integrata ambientale), il minacciato spegnimento il 9 gennaio dell’acciaieria più inquinante d’Europa che lascerà senza lavoro (e persino senza malattie) gli operai. Honoré de Balzac descrive il ricatto come “un delitto che ha una scellerataggine più profonda dell’omicidio” ed è così per il comune senso del vivere civile: ricattare è tra i gesti più vili che l’uomo possa mai compiere.
Oggi a Taranto, per esercitare il diritto alla salute e pretendere ciò che in altre città è stato già concesso (vedi Genova), ci si deve relazionare con politici che usano il ricatto come arma a favore degli interessi “dello Stato” e/o dei privati. Purtroppo mai nell’interesse della popolazione, né dei lavoratori dello stabilimento Ilva.
Da decenni scelte politiche assunte in nome della civiltà industriale hanno prodotto un danno “cronico” alle persone. Eppure la Costituzione non dice che il lavoro viene prima della vita e della salute. In questi giorni le parole del ministro dello sviluppo economico e dei suoi colleghi cercano di deviare l’attenzione da quello che rappresenta il punto di interesse assoluto : la salute e la vita degli esseri umani.
Non è neppure il caso di ricordare la nostra storia, l’anno 2010 in cui l’Ilva di Taranto emetteva oltre 4mila tonnellate di polveri, oltre al benzene, ai furani, alle velenosissime diossine e più di 300chili di IPA (idrocarburi policiclici aromatici). Sono note le conclusioni cui sono giunti nel 2012 i periti nominati dal gip Todisco, cioè trenta morti in più all’anno attribuibili all’Ilva. Sono purtroppo storia anche i dodici decreti salva-Ilva che hanno sostanzialmente disegnato il perimetro di una enclave (Taranto) in cui si può produrre come altrove non è consentito.
Ci si augurava che almeno oggi la politica rimediasse a questa scempio di modello sanitario in cui si continuano a studiare le malattie e a contare le morti senza attuare alcuna misura intelligente di precauzione. Per completare arriva la notizia che il Governo, per Natale, avvalendosi dei poteri sostitutivi autorizza l’Eni a raffinare il greggio proveniente dagli impianti della Basilicata negli impianti tarantini. Come presidente Isde Taranto esprimo a nome dei medici dell’ambiente della mia sezione profondo dissenso verso l’operato del Governo in scelte contrarie alla tutela della salute della popolazione. Avrei voluto porgere gli auguri alla cittadinanza confidando in un miglioramento delle condizioni future. Purtroppo ci ritroviamo a constatare che la situazione non cambia, anzi peggiora.
Alla popolazione di Taranto voglio però assicurare che i medici per l’ambiente non smetteranno mai di fare informazione e di provare a dialogare con i decisori politici per tentare di aprire uno spiraglio sulla salute dei tarantini. Per noi medici inizia un periodo di programmazione di lavoro per il 2018. Auguriamo a tutti un Santo Natale e un 2018 carico di energie e di speranza. Le problematiche da affrontare sono tante. Noi ci saremo.
Maria Grazia Serra, presidente Isde – medici per l’ambiente, sezione di Taranto