Il ministro dello Sviluppo Economico Calenda, questa mattina, ha deciso di chiudere il Tavolo sulla vertenza Ilva perché il Comune di Taranto e la Regione Puglia non hanno dato disponibilità a ritirare il ricorso presentato al Tar contro il Dpcm sul Piano ambientale (leggi qui). Una presa di posizione che secondo quanto riporta l’agenzia Dire ha scatenato la rabbia del sindaco di Taranto e del presidente pugliese: per quanto riguarda “la parte più importante del ricorso degli enti locali, l’istanza cautelare, abbiamo dato disponibilità già da oggi a ritirarla” e questo “toglie dal campo l’ostacolo più grande”, dice Rinaldo Melucci lasciando il ministero dello Sviluppo economico.
“Avevamo anticipato che avremmo revocato le richieste cautelari, abbiamo presentato i punti sui quali non eravamo d’accordo, clima positivo da parte di tutti. Poi a un certo punto c’è stato uno scambio di messaggi tra De Vincenti e Calenda e quest’ultimo ha avuto una crisi nervosa, si è alzato, ha fatto un intervento durissimo ed è andato via“. Aggiunge Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia.
“Cosa sia accaduto lo spiegherà lui- insiste Emiliano- è chiaro che il percorso che si era iniziato, e verbalizzato, era assolutamente positivo”. Ma “siccome Calenda è ministro pro tempore e il tavolo si è insediato, a mio giudizio può anche essere autogestito da parte di tutti coloro che vogliono partecipare. La Regione, il Comune, la Provincia, Arcelor Mittal, il sindacato: se abbiamo intenzione di trovare una soluzione, il ministro fa solo da mediatore, noi ci riusciamo anche senza di lui“.
Il presidente della Puglia spiega poi che “non è affatto vero che il ricorso blocchi alcunché, sono sciocchezze che non so chi le abbia raccontate al ministro“. AM Investco andrebbe via se non venisse ritirato il ricorso al Tar? “Non è vero, ho salutato il rappresentante di Mittal dopo la sua sceneggiata”, dice Emiliano riferendosi a Calenda, “gli ho stretto la mano dopo che il ministro era andato via, dopo la sua crisi isterica, e ci siamo riproposti di rivederci al più presto. Quindi quello che dice ministro dal mio punto di vista non è vero”.
Al centro dello scontro c’è il decreto della presidenza del consiglio dei ministri che stabilisce la proroga, fino al 2023, degli interventi per la messa in sicurezza ambientale dell’impianto, compresa la copertura dei parchi minerari. Secondo il presidente Emiliano “il DPCM rinvia senza ragione e senza dare giustificazione, l’adempimento già previsto dall’AIA in moltissime prescrizioni ambientali. Come è noto dal punto di vista giuridico è impossibile prorogare un termine già scaduto con un atto amministrativo”.
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