“Quando si parla di ILVA al peggio non vi è mai fine.” Lo dichiara il consigliere regionale del M5S Marco Galante in seguito alla presentazione del Rapporto 2017 sui tumori nella Provincia di Taranto e della nuova Rete Oncologica. “Dati che ci hanno messo di fronte ad una realtà addirittura più tragica di quella che conoscevamo: a Taranto, infatti, non si muore solo di tumore ma vi è una rilevantissima incidenza anche di malattie cardiache e dell’apparato respiratorio soprattutto nell’ala orientale della provincia jonica, in particolare nelle zone del quartiere Tamburi e Paolo VI che, guarda caso, sono proprio i quartieri limitrofi agli stabilimenti Ilva”.
Si tratta di dati provenienti dalle “Mappe della Salute” che si sono ottenute comparando i dati del Registro tumori, dei ricoveri e delle cause di morte.
“Risultati che – commenta Galante – non fanno altro che confermare quanto sancito dagli studi effettuati l’anno scorso dal Centro Salute e Ambiente circa la correlazione tra gli ormai famosi “wind days” e gli aumenti di mortalità e ricoveri proprio in quei giorni. Relazione più volte da me denunciata e che purtroppo qualche consigliere di maggioranza e di opposizione ha avuto il coraggio di definire, “improbabile” o “non scientificamente provata”.
I dati del Rapporto tumori segnalano dal 2006 al 2012 oltre 21.000 nuovi casi di tumore, di cui oltre 10.000 soggetti di sesso femminile. Da segnalare una notevole incidenza del mesotelioma della pleura, che sul territorio jonico raggiunge eccessi che negli uomini sfiorano il 400% rispetto alla media nazionale. Si tratta di un tumore la cui prognosi risulta essere nefasta nella totalità dei casi e che deriva essenzialmente dall’esposizione alle fibre di amianto. Ma più in generale il tumore al polmone nei maschi è il più frequente. Nelle donne, invece, il dato che colpisce maggiormente riguarda i 400 casi annui di tumore alla mammella e i 165 del tumore al colon retto.
“A Taranto non c’è più tempo per le polemiche sterili, – incalza il consigliere ginosino – il Rapporto presentato ieri, assieme agli altri dati epidemiologici forniti dagli Uffici regionali deve darci la possibilità di trovare delle soluzioni, che risiedono senza dubbio nella prevenzione primaria (eliminare la fonte causa del danno) e nella promozione della salute. Questi studi dimostrano ancora una volta come le vere cause che attentano alla salute dei tarantini siano le fonti inquinanti la cui bonifica non è più rimandabile. Tutto ciò è sotto gli occhi di tutti, ma molti politici e sindacati non hanno il coraggio di ammettere che l’unica soluzione è la riconversione economica del territorio. Non possiamo restare inerti dinanzi a dati scientifici di tale caratura, bisogna avere il coraggio – conclude – di chiudere le fonti inquinanti per tutelare i cittadini tarantini e i lavoratori di tutti quei territori che vivono il medesimo dramma”.
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