Ilva, Re David (Fiom): inopportuno spostare la vicenda nelle aule dei tribunali

Il tema non può essere solo quello legato al rilancio delle politiche produttive dell’acciaio, ma è necessario chiedersi a quali condizioni? Nell’attivo della CGIL di Taranto sulla vertenza ILVA è il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso, a rimarcare se mai ce ne fosse bisogno, il confine dell’azione sindaca le, che non è mai stata solo quella di guardare al lavoro.

Dal lavoro siamo sempre partiti, perché se c’è anche solo una possibilità di salvare la salute e l’ambiente di questa comunità, questa parte proprio da dentro quella fabbrica e dalle condizioni degli operai ILVA – spiega Peluso – e chi pensa che siamo disposti a barattare la salute con qualche manciata di occupati in più sbaglia di grosso. Ma l’ILVA è un malato grave e non ha bisogno di piccole cure ma di un rinnovato impegno a ricompattarsi per cercare le cure migliori.

La vertenza ILVA la FIOM e la CGIL decidono di affrontarla così, chiamando attorno alla delicata vicenda che tiene con il fiato sospeso ormai da circa 3 anni una intera comunità, anche Legambiente, l’ordine dei medici e le associazioni che questa mattina nella sede della Camera di Commercio di Taranto hanno voluto portare il loro contributo.

Una alleanza nuova che tenga insieme operai e cittadini – dicono dal tavolo della CGIL, dove questa mattina sono giunti anche il segretario nazionale della FIOM Francesca Re David, e il segretario nazionale CGIL con delega all’industria Maurizio Landini.

Noi continuiamo a lavorare per tenere la vertenza ILVA al riparo dalle contrapposizioni di parte – ha detto  il sergretario regionale della CGIL, Pino Gesmundo – e siamo convinti che il conflitto istituzionale vada superato creando anche tavoli paralleli che costruiscano anche qui momenti di confronto. Penso alla sanità o al tema delle bonifiche.

Ma poi proprio sul conflitto istituzionale e i ricorsi al TAR presentati da Regione e Comune di Taranto parlano i due leader nazionali.

Non dico che il ricorso al TAR sia illegittimo – spiega la Re David – ma penso che mentre discutevamo del calendario degli appuntamenti in cui chiedevamo la presenza delle istituzioni territoriali spostare l’attenzione dell’intera vicenda nelle aule dei tribunali è quanto meno inopportuna.

Non siamo d’accordo con Calenda che congela i tavoli in attesa del ritiro dei ricorsi – sottolinea però la segretaria nazionale della FIOM – perché non li ha congelati neanche in attesa della decisione dell’Antitrust, ma diciamo anche che se esiste una Legge regionale sulla Valutazione del danno sanitario, non c’è ragione di attendere ancora, questa va agita subito, per conoscere i dati sul rischio che qui si corre.

Non è stato il ricorso al DPCM ad aprire il tavolo con le istituzioni territoriali – aggiunge la Re David –  Il 28 di novembre l’ultimo incontro si era già concluso con la definizione dei tavoli territoriali. Esigenza da noi rappresentata dal principio di questa trattativa. Il tavolo era stato già pertanto ottenuto e il ricorso di Regione e Comune il 28 sera ha solo rallentato questo processo che speriamo riprenda con il tavolo convocato per il 20 dicembre.

Occupazione si ma anche bonifiche in una contrattazione che si precisa in quasi tutti gli interventi è, ma come poi precisa il presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto è “un’astronave che rischia di sempre di atterrare sulla terra di Taranto e schiacciare tutto, se non saremo in grado di tornare ai diritti che non vanno coniugati, ma garantiti, tutti in egual maniera”.

Nume apre poi il fronte della discussione anche guardando al futuro assetto della fabbrica.

Penso alla riperimetrazione dell’ILVA e penso a tutte le aree escluse dal piano di acquisizione di Mittal – dice – al potenziale interesse che si potrebbe sviluppare attorno alle cave e al mercato dei rifiuti. Una discussione che dovremmo cominciare a intavolare sin da ora.

L’acciaio serve – spiega nel suo intervento Lunetta Franco, di Legambiente Taranto – e sappiamo che questa è una scommessa pericolosa, ma rifiutiamo l’idea che si possa chiudere qui per poter produrre in con meno tutele ambientali o sanitarie in altri luoghi del mondo. Siamo di fronte l’ennesima fase cruciale e per questo l’unità si deve costruire sulle cose possibile e quello per cui siamo d’accordo, cominciando da chi cede che in quella fabbrica sia possibile produrre in maniera eco-sostenibile non per fede ma perché conosce la realtà di altri impianti siderurgici che convivono con realtà urbane simili a quelle di Taranto.

Poi l’esponente di Legambiente ha puntato il dito sul difetto di informazione.

Il Piano Mittal non è chiaro – ha detto – così come non è chiara la bonifica dentro e fuori la fabbrica. Si continuano a commissionari studi ma la città non conosce gli esiti di quelle ricerche.

La trattativa non è ancora realmente ancora partita ma la CGIL di Taranto pensa che il grado di discussione più importante si debba svolgere proprio nella fabbrica.

Siamo il sindacato e come CGIL siamo abituati a non firmare nessun accordo senza aver sentito prima come la pensano i lavoratori – sottolinea nel suo intervento Maurizio Landini – ma se noi vogliamo bonificare dentro e fuori l’ILVA, attorno alla raffineria, all’arsenale, dove si faceva il cemento, abbiamo si bisogno di un intervento di discussione più ampio, ma allo stesso tempo sappiamo che il tema dell’ILVA non si risolve chiudendo la fabbrica, perché da Crotone a Bagnoli, abbiamo già visto che quando hai cessato la produzione, non hai rendustrializzato ed è rimasto anche l’inquinamento. Il nostro compito è dunque creare un’altra opportunità. Ma non si può trovare una soluzione per l’Ilva che non abbia il consenso di tutti i soggetti, i lavoratori ma anche la città. Credo – ha aggiunto Landini – sia nostro compito mettere assieme la difesa del lavoro con la difesa della salute sia dei lavoratori che dei cittadini, e siccome pensiamo che in questa occasione questa opportunità può esserci, riteniamo che bisogna valorizzare al massimo la ripresa del confronto, che è fissata per il 20 con tutti i soggetti».

Il tavolo della trattativa, ha puntualizzato Landini, è il luogo in cui far assumere impegni e trovare il modo che tutti i soggetti istituzionali, il governo, l’impresa e le organizzazioni sindacali, determinino un reale cambiamento, l’avvio degli investimenti e il rilancio del lavoro e della salute in questo territorio, e pertanto non è il momento di ricorrere in Tribunale. Oggi c’è un tavolo e su questo dobbiamo porre tutta la nostra attenzione e il nostro impegno scongiurando il rischio di allungare tempi o spostare la discussione su altri livello.