TARANTO – “Se l’Ilva chiude andiamo a comprare l’acciaio in Germania e perdiamo un punto di Pil. Con il Tap diversifichiamo rispetto al gas russo. Di fronte a tutto questo Emiliano dice che la questione riguarda solo la Puglia. E il sindaco minaccia battaglie in quanto discendente degli Spartani. Il governo intanto ha tenuto in piedi l’Ilva con quasi 500 milioni di euro prestati all’amministrazione straordinaria. Soldi dei contribuenti, che rientrerebbero se l’acquisto andasse a buon fine”. Usa tutte le armi mediatiche a sua disposizione il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per sostenere la propria battaglia contro Regione Puglia e Comune di Taranto, rei di aver presentato un ricorso contro il Dpcm sul piano ambientale dell’Ilva.
Secondo Calenda, l’Ilva è un’emergenza nazionale, la fabbrica “rischia di chiudere” e l’Italia è bloccata da veti incrociati. In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, sottolinea che “il silenzio non è solo del Pd, ma della classe dirigente italiana. Anche negli altri partiti non populisti e nella società civile. Ed è sconcertante”.
“Il dato è questo – attacca il ministro – oggi Comune di Taranto e Regione Puglia presentano un ricorso contro un piano ambientale che prevede 1,2 miliardi di investimenti a carico di Mittal. Un piano approvato da una commissione di esperti indipendenti che porta l’Ilva ad essere una della acciaierie più avanzate al mondo. Se la Regione ritira il ricorso possono riprendere le trattative, viceversa se il Tar concederà la sospensiva si dovrà iniziare il processo di spegnimento”.
Da parte sua, il Comune ionico cerca di mettere i punti sulle “i” indicando punto per punto le sue verità sul ricorso al Tar di Lecce. Di seguito l’elenco riportato in una nota stampa.
1. Il ricorso del Comune di Taranto al Tar Lecce non sospende l’aggiudicazione dell’Ilva a AM Investco Italy e non c’è rischio alcuno di fermo o chiusura della fabbrica.
2. Il ricorso non blocca né ritarda la copertura dei parchi minerali, che in realtà potevano essere coperti già da anni. Chiunque dichiari il contrario, contribuendo a creare agitazione tra lavoratori e cittadini, dimostra un grave deficit di competenze.
3. L’unico vero rischio deriva proprio dall’azione del Governo che consente lo slittamento al 2023 di diversi interventi urgenti e improcrastinabili per la tutela della salute. Non lo dice il Comune di Taranto ma l’Unione Europea che nei giorni scorsi ha già pesantemente censurato il Governo italiano per l’omesso esame dell’impatto sanitario.
4. Al Comune di Taranto non è stato notificato ancora alcun atto formale a garanzia dell’avvio dei lavori di bonifica e messa in sicurezza dei parchi. Non ci si può accontentare di promesse e annunci, sotto la pressione del ricatto occupazionale.
5. Il ministro Calenda non vuole l’istituzione di un tavolo esclusivo per Taranto e non è in grado di rispondere nel merito alle proposte della città di Taranto: la comunità non cederà al ricatto (immorale e forse illecito) del ritiro preventivo del ricorso.
6. Il Comune di Taranto ha fatto precise proposte sulla rimodulazione di tempi e tecnologie per mettere in sicurezza lo stabilimento: i ministri Calenda e Galletti non hanno mai preso in considerazione le osservazioni degli enti locali.
7. Il ministro Calenda, oltre che sulla valutazione del rischio sanitario, è muto rispetto alla definizione delle pendenze dell’indotto locale. Evidentemente è più sensibile alle esigenze di lobby e multinazionali che a quelle delle imprese pugliesi.
8. Il ministro Calenda sorvola sul fatto che il Comune di Taranto chiede l’avvio immediato delle bonifiche e l’aggiornamento dei protocolli di ristoro ambientale.
9. Il ministro Calenda difende i commissari che non hanno costruito alcun utile rapporto con la città; il Comune di Taranto, per lo stesso motivo, chiede avvicendamento immediato.
10. Il ministro Calenda, a tutt’oggi, non è in grado di fornire agli enti locali la documentazione di dettaglio relativa al piano industriale, fattispecie ampiamente prevista dalla procedura di legge.
“Il Comune di Taranto non rinuncia al dialogo costruttivo, per il quale resta disponibilità piena e immediata. Un dialogo che coinvolga finanche le procedure giudiziali avviate – conclude l’ente civico – ma nessuno può pretendere che l’amministrazione chiuda gli occhi e tradisca i cittadini sulla madre delle questioni, la loro salute, la loro qualità della vita. Dopo una dozzina di decreti salva Ilva, ora il Governo fornisca garanzie serie su un decreto salva Taranto e tarantini”.
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